Luciano De Crescenzo ci racconta il suo rapporto con le tradizioni
Allora Gesù è nato a Napoli: non è un’affermazione un po’ troppo originale? «Assolutamente no. Anzi, con il passare del tempo ne sono sempre più convinto. Secondo me Gesù è nato a Napoli, e l’atmosfera che si respira passeggiando per San Gregorio Armeno ne è la prova inconfutabile!».
Come è il Natale di De Crescenzo? «Se penso al Natale, il primo ricordo che mi viene in mente è legato all’immagine di mio zio Alfonso. E’ stato lui a trasmettermi l’amore che nutro nei riguardi della tradizione del presepe. Quando mio zio Alfonso scartava ad un ad una le statuine del presepe e ci raccontava le storie legate ad esse, io e i miei cugini non potevamo fare a meno di restare lì a fissarlo incantati».
L’idea del libro come nasce? «Con questo libro mi auguro di riuscire a trasmettere ai miei lettori la stessa passione che zio Alfonso ha trasmesso a me e che ancora oggi non mi ha abbandonato».
Qual è il suo presepe ideale, quello che rispecchia la vera tradizione napoletana? «Innanzitutto i pastori devono essere in creta, come quelli creati dai maestri delle botteghe di San Gregorio Armeno. Meglio un pastore scassato e un poco brutto, che un perfetto pastore in plastica acquistato in un qualsiasi grande magazzino. Lo stesso per le case che fanno da cornice ai diversi personaggi. Ricordo che mio padre era solito creare le casette con le scatole delle medicine. Le ritagliava con cura e metteva al loro interno una luce, e a guardarle da lontano sembrava che fossero vere».
Lei ha detto che prima di sposarsi un uomo dovrebbe assicurarsi che la sua futura moglie non sia una «alberista». Che differenza c’è tra «alberisti» e «presepisti»? «Quella tra alberisti e presepisti è una differenza fondamentale. Tra le due categorie non ci può essere colloquio e questa non sarebbe una cosa ottimale in un matrimonio. Quelli a cui piace l’albero sono solo dei consumisti che pensano al denaro e al potere, mentre i presepisti ricordano i personaggi di una commedia di De Filippo, credono nell’amore e nella poesia ed è impossibile non volergli bene».
Quali sono la statuette che non dovrebbero mai mancare all’interno di un presepe? «Beh, a parte i re Magi, di sicuro non può mancare Benino, il pastore che dorme sempre perché non ha molta voglia di lavorare, il pastore che pascola le pecore, che secondo mio zio Alfonso corrispondeva al padre di Benino, e di sicuro il pastore della meraviglia, che è il mio preferito, e che più di tutti riesce ad esprimere quanto sia stupefacente l’avvento di Gesù sulla terra».