Pastore: “Anche nel calcioscommesse si fa due pesi. Avete notato una cosa?”

Rosario Pastore, decano dei giornalisti napoletani, commenta lo scandalo calcioscommesse evidenziando un sottile particolare.

CALCIOSCOMMESSE Con un messaggio pubblicato sui suoi canali social, Rosario Pastore, noto giornalista napoletano e firma storica della Gazzetta dello Sport, ha espresso la sua indignazione sull’ultimo scandalo delle scommesse calcistiche che ha colpito la Serie A. Pastore critica l’apparente doppio standard nei confronti dei giocatori coinvolti, paragonando la situazione attuale con episodi passati che hanno coinvolto figure di alto profilo come Gianluigi Buffon.

Perché Rosario Pastore critica l’approccio attuale verso lo scandalo delle scommesse calcistiche?

La voce di Rosario Pastore si alza forte contro l’attuale clima di “caccia alle streghe” che sembra pervadere il panorama calcistico italiano a seguito delle recenti accuse di calcioscommesse rivolte a tre giovani talenti della Serie A: Tonali, Zaniolo e Fagioli. Pastore si chiede perché questi giocatori vengano trattati con severità per aver presumibilmente utilizzato i loro guadagni per scommettere su eventi calcistici, mentre in passato, situazioni simili coinvolgenti giocatori di alto profilo sembravano essere state trattate con una lenienza maggiore.

Le parole di Pastore si concentrano particolarmente sul caso di Gianluigi Buffon:

“E no, egregi signori, io proprio non ci sto. Che cosa vuol dire, da dove nasce questo clima di caccia alle streghe? Dove volete arrivare con queste accuse a tre campioni come Tonali, Zaniolo e Fagioli? Dove sta scritto che questi ragazzi, che hanno conti in banca da nababbi, non possano utilizzare i loro poco sudati guadagni per scommettere dove e come vogliono? Ma davvero fate? Insistete a dire che questi non sono comportamenti da tenere? E allora spegatemi perché volete adottare due pesi e due misure.

Spiegatemi perché un signore che si chiama Gianluigi Buffon sia stato colto con le mani nella marmellata e non sia accaduto niente? Parlo di Buffon, ragazzi, non dell’ultima riserva dell’ultima squadra di calcio. Parlo di quel  tipo che, nel ’97, falsificò un diploma di ragioniere per ottenere l’iscrizione all’Università. L’inganno venne svelato solo 4 anni dopo, nel 2001, e venne “appianato” con una multa di 6 milioni e 350mila lire, cifra del patteggiamento. Spiegatemi come mai il caro Gianluigi, nel 2006, aveva ammesso di aver fatto scommesse su risultati di calcio dei campionati stranieri e non accadde niente.

In quella occasione, il Procuratore Federale Stefano Palazzo, dopo un’indagine su 5 partite della Juventus, sulle quali c’era il sospetto che Buffon ed altri avessero perduto ingenti somme, aveva deciso per l’archiviazione. Si parlò di 1,5 milioni di euro “girati” ad un amico titolare di una ricevitoria a Parma. E poi, che diamine, questi 3 poveri ragazzi coinvolti non hanno mai accusato un arbitro internazionale di avere un bidone di immondizia al posto del cuore, tutto a causa di un rigore fischiato da Michael Olivier ai danni della Juve.”

L’analisi di Pastore evidenzia una disparità nel trattamento tra i giocatori accusati ora e casi simili in passato.

“Il punto cruciale dell’argomento di Pastore è la richiesta di una spiegazione sul perché si adottino “due pesi e due misure” nell’affrontare questi scandali, mettendo in luce l’importanza della lealtà sportiva, come sancito dall’articolo 4, comma 1, del regolamento di giustizia sportiva. Pastore sottolinea come la lealtà sportiva sia una regola di comportamento oggettivamente valutabile, che dovrebbe applicarsi a tutti gli affiliati dell’ordinamento sportivo, indipendentemente dal loro status o nome.

“Non era stato Buffon a negare di aver visto una palla calciata dal milanista Muntari superare la linea di porta? Cosa possibile, possiamo anche credergli. Solo che quel commento successivo fa alquanto pensare. <Non ho visto il gol. E se l’avessi visto non avei aiutato l’arbito>, disse Buffon. Alla faccia dell’art. 4 comma 1 del regolamento di giustizia sportiva, che recita: “la lealtà sportiva costituisce una clausola  generale che si sostanzia in una regola di comportamento oggettivamente valutabile in un parametro di legittimità del comportamento in concreto tenuto da un calciatore o da un qualsiasi affiliato dell’ordinamento sportivo”.

E dunque, signori, visto che Gianluigi Buffon è attualmente capo della delegazione della nazionale italiana, dopo nomi illustri come quelli di Riva e di Vialli, si può sapere perché continuate ad affliggere quei poveri 3 ragazzi di cui sopra?”.

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