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Calcio Napoli

Ottavio Bianchi: “Conte un gigante come leader, ma il Napoli deve restare concentrato sul Como”

Ottavio Bianchi, allenatore del primo scudetto del Napoli nel 1987, racconta la sua visione del calcio moderno e analizza il momento degli azzurri, tra la trasferta imminente contro il Como e la sfida scudetto contro l’Inter. In un’intervista rilasciata a Il Mattino, Bianchi si sofferma su paralleli tra la sua esperienza e quella attuale di Antonio Conte, sottolineando come certe dinamiche nel calcio non cambino mai.

«Fabregas, Conte, Guardiola, Ancelotti… secondo voi è un caso che i grandi allenatori siano stati spesso grandissimi centrocampisti?», esordisce Bianchi, ricordando la sua esperienza di giocatore al fianco di miti come Sivori e Altafini. «I centrocampisti hanno la visione di gioco e l’abitudine a sacrificarsi per la squadra. Sanno mettere il collettivo davanti all’ego personale. Non è un caso se molti diventano poi ottimi allenatori».

Il Como prima dell’Inter: il pericolo di sottovalutare le “piccole”
Bianchi invita il Napoli a mantenere alta la concentrazione contro il Como, nonostante l’imminente big match contro l’Inter: «Mi sembra che i punti in palio siano gli stessi anche domani. Da giocatore imparai che vincere contro le grandi era importante, ma gli scudetti si conquistavano vincendo contro le “piccole”, anche in campi difficili».

E parlando di Conte, Bianchi aggiunge: «Non credo servano consigli. Questo Napoli non sottovaluta nessuno, e anche contro il Como mi aspetto una squadra concentrata. La gara con l’Inter arriverà, ma non sarà comunque decisiva per lo scudetto».

I paralleli tra Bianchi e Conte: stessa grinta, stesso spirito di squadra
Tra la sua esperienza e quella di Conte, Bianchi vede diversi punti in comune, soprattutto nello spirito di gruppo. «La vera forza del mio Napoli erano i giocatori di riserva, quelli che entravano in campo sempre pronti a dare il massimo. E lo stesso vedo nel Napoli di Conte: giocatori come Raspadori, Simeone, Mazzocchi e Juan Jesus si fanno sempre trovare pronti. Questo è un segnale di grande solidità del gruppo».

Ma Bianchi ci tiene a fare una precisazione: «Quando parliamo di giocatori difficili da gestire, molti mi chiedono come ho fatto con Maradona. Diego non è mai stato un problema. I problemi venivano da chi si credeva Maradona».

La lezione del Como e i ricordi dello scudetto
Il Como ha rappresentato per Bianchi il trampolino di lancio della sua carriera da allenatore. «Era una squadra incredibile: Giuliani, Fusi, Matteoli… una squadra umile e determinata. Durante il mio periodo lì, persi mio padre e i ragazzi, per aiutarmi a superare il dolore, presero in mano le pale e liberarono il campo dalla neve per allenarsi. È stato un momento che non dimenticherò mai».

Curiosamente, fu proprio a Como che il Napoli di Bianchi si avvicinò al primo storico scudetto nel 1987. «Pareggiammo lì, e poi la domenica successiva con la Fiorentina al San Paolo scoppiò la festa. Menomale che non vincemmo lo scudetto a Como: mi sarei perso la magia di festeggiare con tutto il popolo napoletano».

Su Anguissa, l’Atalanta e il calcio moderno
Tornando al presente, Bianchi dice la sua su un tema caldo: la diffida di Anguissa prima della sfida con l’Inter. «Io Anguissa lo farei giocare. Non si devono fare calcoli. Ogni punto è prezioso e la partita successiva non deve condizionare quella imminente. E sono sicuro che Conte ragionerà allo stesso modo».

Infine, uno sguardo all’Atalanta, sua città di residenza: «La classifica dice che può ancora lottare, ma ho visto segnali di logoramento. I litigi in campo tra Lookman e Gasperini non sono buoni segnali. Però Gasperini ha costruito qualcosa di unico a Bergamo e resta un esempio di longevità sulla panchina».

La ricetta per vincere a Napoli? Il fuoco sotto controllo
Conclude Bianchi: «Napoli è una città che vive di passioni. Quel calore che ti porta in alto può anche bruciarti se non sai come gestirlo. Conte ha capito velocemente come fare. A Napoli bisogna saper fare il pompiere quando serve. È l’unico modo per restare lucidi fino alla fine».

L’intervista di Pino Taormina su Il Mattino racconta un Ottavio Bianchi riflessivo e nostalgico, ma ancora profondamente legato al Napoli e al calcio italiano. Con la saggezza di chi sa cosa vuol dire vincere sotto il Vesuvio, lancia un messaggio chiaro agli azzurri: «Concentratevi sul presente, partita dopo partita. Lo scudetto si vince anche lontano dai riflettori».

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redazione