Omicidio Ciro Esposito, vergognosa intervista di Daniele De Santis: «In cella penso a Ciro Esposito» Leardi: «Solo bugie»

La confessione inaspettata di Daniele De Santis, Gastone racconta  la  sua verità dietro l’omicidio di Ciro Esposito. Dure parole di Antonella Leardi.

Parole  scioccanti, quasi da pentito finto, quella rilasciata da Daniele De Santis, noto anche come Gastone, l’ultras giallorosso condannato in via definitiva per l’omicidio di Ciro Esposito, tifoso del Napoli ucciso nel 2014. L’omicidio fu brutale e premeditato, come sottolineato dai giudici, e avvenne all’esterno dello stadio Olimpico di Roma, dove De Santis e altri facinorosi lanciarono fumogeni e petardi contro i tifosi del Napoli. Armato di pistola, De Santis aprì il fuoco colpendo mortalmente Ciro Esposito. Questa intervista lascia senza parole e ricorda il tragico evento che ha sconvolto il mondo del calcio e della giustizia.

Le parole rilasciate da De Santis all’agenzia Adnkronos mostrano un uomo pentito o quasi. “Ogni giorno in cella penso a Ciro Esposito” e “mi pento di essere stato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Al posto di Ciro poteva esserci chiunque”. Tuttavia, De Santis non si trovava nel posto sbagliato, era all’interno del Ciak Village da dove ha deciso di uscire armato di pistola per affrontare i rivali napoletani.

Questa intervista arriva poco dopo gli scontri tra ultras romanisti e napoletani sull’autostrada e l’aggressione subita dal gruppo ultras dei Fadayn giallorossi da parte dei tifosi della Stella Rossa di Belgrado. Secondo i codici del tifo violento, questa azione dovrebbe portare allo scioglimento del gruppo perché “disonorato in battaglia”.

Le parole di Daniele De Santis su Ciro Esposito e il tifo violento

Mi rattrista quanto accaduto sull’A1– dice De Santis – tutto quanto sta avvenendo oggi restituisce un’immagine del calcio ben lontana dalla vera essenza di questo sport. Se le persone vivessero la passione calcistica per quello che è, come un momento di sana condivisione agonistica e non considerando la partita solo come una sfida per affermare la propria superiorità rispetto all”avversario’, certamente non ci sarebbe bisogno di pensare a certe misure così incisive. Mi rendo conto, tuttavia, che comunque siano necessarie per contenere tutte quelle degenerazioni che non dovrebbero appartenere al mondo calcistico”.

Un De Santis mezzo-pentito stando alle parole rilasciate successivamente, dove non rinnega la “foga” con la quale ha sempre vissuto le partite e più in generale lo stadio: “Questo non significa che io rinneghi l’amore per una squadra e neanche la mia foga con cui ho sempre vissuto le partite della Magica Roma – si affretta a precisare – ma l’attaccamento, anche quello più passionale, non dovrebbe sfociare in violenza. Animosità e aggressività sono due cose distinte. Questo è l’insegnamento che vorrei che la mia esperienza lasciasse in eredità”.

Il secondo passaggio è quello relativo alla fede: “La mia verità l’ho consegnata nel corso del processo (lo ribadiamo: i nomi dei suoi colleghi ultras perché non li ha fatti? ndr)- nella sede deputata a svolgere le valutazioni opportune. Peraltro, anche se non sembrerebbe conciliarsi con l’immagine che si ha di me, da credente sono convinto che l’unico vero giudizio arriverà in un’altra vita. Attendo lì la sentenza definitiva”.

Omicidio Ciro Esposito, vergognosa intervista di Daniele De Santis: «In cella penso a Ciro Esposito» Leardi: «Solo bugie»

Antolella Leardi, mamma di Ciro Esposito, risponde a De santis

Parole che hanno ricevuto la puntuale risposta, sempre all’Adnkronos, di Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito: “Daniele De Santis è sceso in strada con una pistola. Non stava ‘nel posto sbagliato al momento sbagliato’ come dice, ma al contrario, perché lì c’era un parcheggio dove i ragazzi avevano fermato la macchina per andarsi a vedere la partita. De Santis ha assalito un autobus, mio figlio non sapeva nemmeno che fosse un tifoso romanista, è andato in soccorso delle persone che urlavano e lui ha sparato, come non si spara nemmeno a un animale”.

Daniele De Santis “si penta davanti a Dio – continua – Oggi lui dice dal carcere che il giudizio glielo darà solo Dio? Io ho perdonato proprio per l’amore di quel Dio grande e meraviglioso, che ha preso mio figlio sulle sue braccia, quel giorno, e se lo è portato con lui. E’ per quella speranza che vivo, perché De Santis possa trovare Dio, chieda perdono a lui per quello che ha fatto”. Poi rincara: “Però non dica idiozie, perché chi si pente non dice le bugie. Mi ha ammazzato Ciro in maniera feroce, lui, un uomo di quasi 50 anni che sarebbe potuto essere suo padre”.

Gastone finto pentito

De Santis, se davvero dice di essersi pentito perché non ha mai preso le distanze dalla curva giallorossa che in passato si è resa protagonista di episodi vergognosi come gli adesivi “Tutti in giro tranne Ciro” esposti in giro per la Capitale oltre che all’Olimpico?

L’ex ultras giallorosso  non si trovava nel posto sbagliato, era all’interno del Ciak Village da dove decise di uscire, armato di pistola, per provare i rivali (famiglie per lo più) napoletani.

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