Nu strunzo nun addiventa maje babbà: lo sai come nasce questo detto?

Conosci la storia del detto Aje voglia ‘e mettere rumma: ‘nu strunzo nun addiventa maje babbà È inutile aggiungere rum, uno stronzo non diverrà mai un babà. La nascita del detto va fatta risalire al periodo della Repubblica Napolitana. Il babà era da poco arrivato in città.

‘NU STRUNZO NUN ADDIVENTA MAJE BABA’

La nascita del detto va fatta risalire al periodo della Repubblica Napolitana o Repubblica partenopea. Il babà era da poco arrivato a Napoli grazie Maria Carolina  moglie di Ferdinado I.
Le condizioni del popolo napoletano, non erano sicuramente delle migliori e sovente nelle strade si trovavano grandi quantità di escrementi (la gente non aveva il bagno in casa, ma luoghi in comune), quindi  il detto nacque essenzialmente come imprecazione verso “l’indecenza” successivamente assunse un connotato più ironico e moderno: ‘nu strunzo nun addiventa maje babbà…

ETIMOLOGIA DELLA FRASE: “AJE VOGLIA ‘E METTERE RUMMA: ‘NU STRUNZO NUN ADDIVENTA MAJE BABBÀ “.

Id est: Una persona rimane sempre quella che è, per quanto tu tenti di edulcorarlo, uno stronzo non potrà mai diventare un dolce saporito come un babà; alla stessa stregua: per quanto lo si cerchi di migliorare, uno sciocco non potrà mai cambiare in meglio la propria natura;

aje voglia è locuzione verbale, in uso anche nella lingua italiana nella valenza di insistere inutilmente in un tentativo: ài voglia a (o di) strillare, tanto non ti sente nessuno, per quanto tu possa strillare, non ti sentirà nessuno; anche ellittico: ài voglia!; è inutile;
mettere = mettere, porre, aggiungere, disporre collocare dal Lat. mittere ‘mandare’ e ‘porre, mettere’;

rumma = rum acquavite ottenuta per lo più dalla distillazione della melassa di canna da zucchero fermentata. La voce inglese rum è derivata da rum – bustious ‘chiassoso, violento’, con allusione al comportamento degli ubriachi bevitori della suddetta acquavite; la voce napoletana rumma è coniata su quella inglese con una tipica paragoge di una a finale e
raddoppia memento della m etimologica fino a formare la seconda sillaba ma della voce rumma, come altrove tramme < tram, barre < bar etc.
strunzo = stronzo, escremento solido di forma cilindrica e figuratamente persona stupida, odiosa etimologicamente dal longobardo strunz ‘sterco’;

addiventa = diventa voce verbale (3° pers. sing. ind. pres.) dell’infinito addiventà = divenire, venire a essere, trasformarsi in, derivato dal lat. volg. Ad + *deventare, forma rafforzata (vedi prep. ad) di quella intens. del lat. devenire = divenire; da notare la particolarità che la voce verbale a margine (indicativo presente) è resa in italiano con il futuro, tempo che – quantunque esistente nelle coniugazioni dei verbi napoletani  è pochissimo usato, preferendogli un presente in funzione futura o altrove costruzioni del tipo aggi’ ‘a = devo da;

maje = mai, in nessun tempo, in nessun caso derivato dal latino mag(is) = più con caduta della g intervocalica sostituita da una j e con paragoge della semimuta finale ;

babbà = babà tipico dolce partenopeo (pare importato a Napoli, sotto il regno di Ferdinando I di Borbone da pasticcieri francesi (chiamati a Napoli da Maria Carolina e richiesti a sua sorella Maria Antonietta) che l’avevano mutuato da dolcieri polacchi) di pasta soffice e lievitata, intrisa di uno sciroppo al rum. La voce è dal fr. baba, che è dal polacco baba (‘donna vecchia’).

Lo sai da dove derivano: appiccecata, appiccicare e appiccicarsi

Fonte: Raffaele Bracale -Modi di dire della lingua napoletana

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