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Diego, da lassù, probabilmente si sarà fatto una delle sue risate. Come scrive Massimiliano Gallo sul Corriere dello Sport, difficilmente il Pibe de Oro si sarebbe offeso per ciò che è accaduto ieri al Largo Maradona, dove la polizia municipale ha effettuato sequestri e sanzioni per attività abusive e occupazioni irregolari di suolo pubblico. Un’operazione che ha riportato alla luce la vecchia e mai risolta questione dell’economia sommersa napoletana, quella che da secoli si muove sul confine tra arte di arrangiarsi e illegalità.
L’eterna Napoli tra sacro e profano
Gallo, nel suo articolo per il Corriere dello Sport, descrive la scena con uno sguardo ironico e affettuoso: Napoli resta «una città dove sacro e profano convivono, vanno a braccetto e talvolta giocano a scambiarsi di ruolo». Largo Maradona è oggi uno dei luoghi più visitati dai turisti, divenuto una vera meta di pellegrinaggio laico grazie al celebre murale dedicato a Diego Armando Maradona, dipinto sulla facciata di un palazzo dei Quartieri Spagnoli.
Nonostante il flusso costante di visitatori, in città un museo del Calcio Napoli ancora non esiste. Così, chi arriva a Partenope finisce inevitabilmente per inoltrarsi tra i vicoli di quel quartiere che negli anni Ottanta, quando Diego viveva a Napoli, era considerato off-limits. Oggi, invece, il turismo ha cambiato la geografia sociale: molti abitanti, un tempo ai margini della legalità, hanno trasformato le proprie attività per intercettare il fiume di visitatori – dai bed and breakfast improvvisati alle cene nei bassi, passando per ogni tipo di microattività “creativa”. I sociologi le chiamano «zone grigie».
Tra Bellavista e Cazzaniga: la filosofia del compromesso
Come sottolinea ancora il Corriere dello Sport, la questione è tanto giuridica quanto culturale. È la solita disputa tra il professor Bellavista e il milanese Cazzaniga del celebre film di De Crescenzo: da una parte chi invoca il rispetto ferreo della legge, dall’altra chi vede in certe irregolarità l’essenza vitale e poetica della città.
E in fondo, ricorda Gallo, lo stesso murale di Maradona nacque da un abuso: il proprietario dell’edificio aprì una finestra abusiva proprio sul volto di Diego. Quell’immagine fece il giro del mondo, diventando un simbolo di Napoli e del suo spirito indomabile. Oggi la finestra è quasi sempre chiusa, il murale è stato restaurato, e Largo Maradona è un luogo cult e di culto, visitato da grandi nomi del calcio come Conte, Mourinho, Galliani e Bruno Conti.
Nessuno di loro, scrive Gallo con ironia, avrà mai pensato che in quei vicoli si usassero i registratori di cassa. «Per alcuni, è il bello di Napoli. Altrimenti – dicono – diventa la Svizzera».