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Napoli-Real Madrid, il giorno dopo… Salutiamo la Champions a “testa alta”

Azzurri che pagano una minore esperienza, e un carattere ancora fragile, oltre ad uno spessore lontano dal Real. Dominano un tempo, per poi crollare alla prima difficoltà.

A Napoli stamattina non c’è il sole. Tira un pò di vento, quasi come farci credere che per la Primavera bisognerà ancora attendere qualche settimana. Il Bar ha sempre il profumo romantico del caffè, che ci dà il solito ‘Buongiorno’ con tutta la sue vena poetica, ma stavolta, magari con un pò di zucchero in più. Poche parole, e tutte a basso tono. Il tintinnìo delle tazzine sui banconi prendono addirittura il sopravvento. Napoli stamattina, si è svegliata senza sole e con una Champions in meno. Napoli-Real Madrid, va analizzata il giorno dopo, a mente fredda e libera dalla delusione, meno che dalla rabbia. Per questi ragazzi solo tanti applausi. Tutto il resto, erano cose belle che prevedibili. Il danno, diciamocelo, l’ha fatta l’urna di Nyon. Tutto ciò che è stato dopo, era un affascinante e curioso sfizio. La curiosità di vedere il Napoli misurarsi con il club più titolato. Campione d’Europa e del Mondo uscente.

Napoli-Real Madrid, un turbinio di emozioni. Con occhi lucidi abbiamo ascoltato l’inno Champions, quasi con la consapevolezza di avere a che fare con un’impresa apocalittica. Quelle note le abbiamo assaporate, godute, con la (mezza) rassegnazione che quella poteva essere l’ultima volta in questa stagione. Troppo forte il Real. Anche se non è apparso. Il Napoli ha tenuto testa, senza mai sottomettersi troppo. Davide contro Golia, con un esito più scontato rispetto a quanto raccontano bibliche scritture. Stavolta, miracolo non è stato. Cinquanta minuti di azzurro, hanno esaltato i presenti e preoccupato il Real, spesso costretto a spazzare il pallone come solitamente fanno i terzini della terza categoria. E di mezzo il diagonale magico di Mertens, e due legni, uno per parte. Napoli perfetto. Nella ripresa però, è bastata una piccola disattenzione, abbastanza per dare a Ramos la chance di pareggiare i conti, e consegnare i quarti al Real. Come se non bastasse, Ramos replica pochi minuti dopo. Ancora da calcio d’angolo, ancora di testa… Ancora Ramos. Quasi a maledire i tiri dalla bandierina. Gambe tagliate e partita che scorre via come una lenta agonia. C’è ancora tempo per dare a Morata la gloria dell’uno a tre, facendogli sfoggiare uno stile poco ‘galacticos’, tirando fuori le scorie juventine che ancora possiede, ma che somigliano più ad un virus che ad un vanto (ieri ho pensato a Britos per un attimo…)

Triplice fischio e applausi per gli azzurri. Il Napoli saluta la Champions a “testa alta”, anche se mi sta un pò antipatico farlo presente. Sarà che non sopporto le magre consolazioni. L’eliminazione era tutta nell’aria già dal giorno del sorteggio, cosa che poi si è materializzata sul campo. Ma gli azzurri non hanno demeritato. La doppia sconfitta è troppo per quello che si è visto nell’arco dei 180 minuti. Ma il Real è Real. Lo spessore, l’esperienza, il blasone, ti costringono a restare concentratissimi per 90 minuti più recupero. Una gara perfetta non basta se poi ti concedi un attimo di distrazione. Chapeau. La stagione continua e abbiamo ancora motivi per renderla importante. Per adesso un altro caffè, con molto zucchero. L’amaro in bocca persiste, e il sole ancora non riscalda i nostri cuori.

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