Napoli: I teatri romani, sotto e nei cortili dei palazzi

I teatri romani, sotto e nei cortili dei palazzi

Napoli e i teatri romani

Pensereste mai che entrando in un palazzo del centro antico (via San Paolo 4/A) e affacciandovi da una finestra sulle scale nel cortile, scartando i panni stesi ad asciugare, potreste trovarvi nel bel mezzo di un’arena romana? Gridereste alla meraviglia o alla follia vedendo che sugli spalti in pietra, alcuni ancora ricoperti dai marmi originali, poggiano il primo e il secondo piano di edifici moderni?

A Napoli anche questo è possibile.

Si tratta del teatro scoperto (nudum) di età augustea  rimaneggiato in epoca flavia , una cavea semicircolare per seimila persone divisa in ventitré settori radiali, compresi gli ingressi (i vomitoria) per il pubblico. In via Anticaglia si possono vedere parte delle mura esterne (saccheggiate da turisti stranieri impuniti che ne prelevano i mattoncini come souvenir) e due archi laterizi portanti (parzialmente sotterranei); mentre nei locali che una volta furono un forno e poi una falegnameria, in vico Cinquesanti (già vico del Teatro), ci sono ancora strutture in opus reticulatum e latericium.

Il teatro coperto (tectum), invece, è interrato dalle stratificazioni e i suoi ambienti furono adibiti, a seconda delle epoche, a stalle, sversatoi e cantine: per vedere alcuni dei resti si deve accedere attraverso uno dei percorsi della Napoli sotterranea. Il piano di recupero ideato nel Ventennio (1939) prevedeva l’abbattimento di tutti i palazzi moderni circostanti, ma non fu mai avviato.

Fino a non molto tempo addietro, l’unica via di accesso al proscenio del teatro coperto era una grande botola nascosta sotto il letto di un basso di vico Cinquesanti 23, chiamato fino agli anni Sessanta il “palazzo di Nerone”. Gare poetiche, certami musicali e di canto: gli artisti maggiori della Grecia e dell’Urbe trovavano accoglienza ideale nell’odèon. Tra questi giunse anche l’imperatore Nerone con la sua cetra, il quale, convinto che la sua voce fosse più straordinaria delle altre, amava tenere concerti. Intanto, pressappoco nello stesso periodo, Lucio Anneo Seneca – che sostava con regolarità a Neàpolis per seguire le lezioni del suo maestro filosofo – in una lettera (76) si lamentò con l’amico Lucilio:

«Come sai, chi va alla casa di Metronatte deve passare davanti al teatro dei Napoletani. È sempre pieno zeppo e vi si giudica con grande attenzione chi sia un buon flautista; il suonatore di tromba greco e il banditore hanno anch’essi una grande folla di ammiratori. Ma nel luogo in cui si cerca la virtù, in cui s’impara a diventare uomini onesti, siedono pochissimi; e molti pensano che essi non abbiano niente di meglio da fare e li chiamano esseri inetti e oziosi. Possa capitare anche a me codesta derisione: chi vuol raggiungere la virtù deve ascoltare serenamente le ingiurie degli ignoranti e saper disprezzare il loro disprezzo».

fonte: Agnese Palumbo – Maurizio Ponticello-La città come non l’avete mai vista -Newton Compton editori

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