Minacciato con la pistola: TRAGEDIA per Alessio Cerci | Salvato dall’arrivo della Polizia

AlessioCerci (wikipedia) - napolipiu

AlessioCerci (wikipedia) - napolipiu

L’ex ala della Nazionale torna a far parlare di sé, ma stavolta non c’entrano gol o assist.

Mancino naturale, rapidissimo nello scatto e dotato di un dribbling letale, Alessio Cerci è stato per anni uno dei talenti più puri del calcio italiano. Ala classica, a suo agio su entrambe le fasce, ma soprattutto sulla destra, da dove amava accentrarsi per cercare la porta col sinistro. Per questo, qualcuno lo aveva persino paragonato ad Arjen Robben. E quando era in giornata, sembrava davvero poter valere quel confronto.

La sua carriera è stata un susseguirsi di exploit e cadute. Dopo gli inizi alla Roma, ha trovato la consacrazione con il Torino di Ventura, dove è esploso al fianco di Immobile, conquistando la Nazionale. Proprio con Ventura, Cerci ha anche provato la trasformazione in seconda punta, ruolo che interpretava con meno continuità ma comunque con lampi di classe.

Poi, il grande salto all’Atletico Madrid, seguito da un ritorno in Italia tra Milan e Verona, dove però non è mai riuscito a ritrovare la brillantezza dei tempi granata. Nel 2018 vola in Turchia, all’Ankaragücü, ma la parentesi si chiude con un contenzioso per stipendi non pagati. Rientra in Italia con la Salernitana, ma l’avventura dura poco. Dopo un’ultima tappa ad Arezzo, in Serie C, decide di dire addio al calcio giocato.

Quella di Cerci è la storia di un talento che non ha mai trovato piena continuità, tra infortuni, scelte sbagliate e occasioni sprecate. Eppure, per chi lo ha visto danzare sulla fascia, resta il ricordo di un’ala in grado di incendiare le partite con una finta, un’accelerazione o un tiro a giro imprendibile.

Quando il campo diventa la strada

Ma non sempre il dribbling più importante lo si fa su un prato verde. Anni dopo il ritiro, infatti, Cerci è tornato suo malgrado protagonista, stavolta lontano dai riflettori. Una notte a Roma, mentre era fermo in auto nel quartiere Marconi, è stato avvicinato da due uomini in scooter, armati e decisi a portargli via il Rolex.

Un copione già visto per altri calciatori, ma che Cerci ha riscritto a modo suo. I rapinatori gli puntano una pistola al volto. L’ex ala osserva, non si fa prendere dal panico. Capisce che l’arma è finta. Poi, proprio come faceva in campo, si affida all’istinto: finta, doppio passo, e fuga. I malviventi, sorpresi dalla reazione, se ne vanno a mani vuote.

Cerci (rivistaundici) - napolipiu
Cerci (rivistaundici) – napolipiu

Il dribbling più prezioso

Dopo averli messi in fuga, Cerci chiama il 112. Interviene la polizia del commissariato Trastevere. L’episodio si chiude senza conseguenze gravi, ma il ricordo resta vivido. Non tanto per la paura, quanto per quel gesto istintivo che lo ha salvato: una finta, come quelle che faceva quando si involava sulla fascia sinistra.

Cerci, come altri calciatori finiti nel mirino dei rapinatori – da Cristante a Ciofani – ha vissuto sulla sua pelle l’altra faccia della celebrità. Ma in quella notte romana, senza scarpini né stadio, ha dimostrato che certi riflessi da campione non si perdono mai. Anche a motore spento.