Luciano De Crescenzo: ” Napoletani piagnoni? al Nord vorrebbero essere come noi, vi spiego perché”

Luciano De Crescenzo respinge le critiche «Bisogna essere superiori». «Macché piagnoni: al Nord sanno fare ironia solo con Totò, alla fine diventiamo un simbolo per tutti perfino per chi vuole castigarci».

Di: Pietro Treccagnoli  il Mattino

Il professor Bellavista, al secolo Luciano De Crescenzo, scrittore e regista di successo, interprete dell’animus neapolitanus, di fronte alle contumelie che arrivano ai tifosi del Napoli, la prende con filosofia. Rispedisce le accuse al mittente, ai giornali che in questi giorni irridono alla proteste la conduzione dell’arbitraggio della semifinale di Coppa Italia tra azzurri e bianconeri.

Il messaggio è chiaro: «Bisogna essere superiori». E non cadere nella trappola della facile contrapposizione. Ma soprattutto reagire come san Gennaro quando lo declassarono.

Dopo la sfida Juve-Napoli, Napoli e i napoletani sono sbeffeggiati ancora una volta perché protestano per un arbitraggio giudicato scandaloso. Sono accusati di essere lamentosi. Siamo davvero così?

«Da sempre sono convinto che Napoli non è una semplice città,è una componente dell’animo umano. Ora, questa componente la si può trovare in tutte le persone, napoletani e non. Forse, e sottolineo forse, chi definisce i napoletani lamentosi ne è privo».

Tirano in ballo persino Totò e parafrasando la celebre battuta con un «ma fateci il piacere». Totò usato contro Napoli.Non le sembra un paradosso?

«Tutt’altro. Evidentemente, sebbene critichino i napoletani, non possono fare a meno del loro umorismo».

Perché non hanno personaggi altrettanto universali?

«Anche per questo, certo. Ma noi sappiamo essere autoironici e quindi diventare un simbolo per tutti, persino per chi vorrebbe castigarci».

Il calcio è un mondo dove insieme al tifo ci si sfoga con gli stereotipi. Non le dà fastidio?

«Se si cerca il termine “stereotipo” sul vocabolario, tra i suoi significati si troverà “impersonale, inespressivo”. Ebbene, se c’è un sentimento che non può essere considerato né impersonale né inespressivo è proprio il tifo. E non l’ho definito“sentimento” a caso. Perchi non lo sapesse,il tifo è la più alta forma d’amore che un individuo possa provare. L’amore per una donna può finire, quello perla squadra del cuore no».

Come risponderebbe il professor Bellavista a chi dà del lamentoso ai napoletani?

«Probabilmente con lo stesso invito che i napoletani fecero a san Gennaro quando la Chiesa di Roma mise in dubbio la sua esistenza:“Futtatenne!”».

 

 

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