Lo sai cosa hanno in comune l’opificio di San Leucio e la nave scuola Amerigo Vespucci?

L’opificio di San Leucio fu  un grande esperimento sociale dei Borbone. Le industrie Borboniche avevano pensato a tutto per rendere la seta del real Opificio la migliore del mondo.

[wp_ad_camp_3]

 L’opificio di San Leucio

Ferdinando IV nel 1778 fondò le seterie di Caserta, il suo sogno, la fabbrica che producesse le più belle sete d’Occidente, il borgo in cui si sperimentò il “Socialismo borbonico” utopico e reale. Ancora oggi, alle finestre delle più importanti residenze del mondo, da Buckingham Palace alla Casa Bianca americana, dal Quirinale al Cremlino, al Vaticano, sono appesi i tessuti e le tende dell’opificio borbonico.

Damaschi, lampassi, organze, taffetà, liserè, rasi, broccati e velluti, simboli dell’eccellenza, passati alla storia, come la grande esperienza dell’opificio di  San Leucio.

Un grande esperimento sociale dei Borbone

Gli abitanti del borgo furono coinvolti in uno straordinario esperimento sociale. Dovevano divenire maestranze specializzate che studiavano e imparavano il mestiere prima di essere impiegate all’interno del ciclo produttivo. Dall’allevamento del baco alla realizzazione dei tessuti. Lavoravano e vivevano nella colonia, sotto un’unica legge, un codice comune per uomini e donne. Il codice decretava l’uguaglianza tra i sessi, la parità di diritti all’insegnamento, al matrimonio. Perfino all’equiparazione dei salari (pensione, asili nido, indennità di malattia). Conquiste ancora oggi solo agognate se consideriamo il divario retributivo di genere, con compensi diversi, tra uomo e donna, per lo svolgimento di uno stesso lavoro (o per un lavoro equivalente).

L’industria Borbonica

Il passaggio alla produzione industriale fu rapido. Il mare, elemento fondante della città, fu valorizzato nei trasporti. Nel 1783 venne fondato il Regio arsenale di Castellammare di Stabia, la più antica fabbrica di navi intesa in senso moderno, a cui facevano eco i cantieri di Vigliena. Un’industria nata sotto l’ispirazione di Maria Carolina, che volle al suo fianco il generale inglese Acton. Nel solo periodo dal 1734 al 1860, furono costruite oltre 136 unità fra vascelli, fregate, corvette, sciabecchi, nonché pirofregate, avvisi a ruote e a elica. E 300 unità minori (cannoniere, bombardiere, speronare).

L’impulso dei cantieri diede vita alla Compagnia privilegiata per l’introduzione della navigazione a vapore nel Regno delle Due Sicilie, prima linea di trasporto passeggeri e posta con servizio periodico, per cui si commissionarono delle navi a vapore (un primato nel Mediterraneo), tra queste la celebre Ferdinando I.

E ancora, napoletano è il primo piroscafo da crociera al mondo (1831) – 120 cavalli di motore contro gli 80 di analoghe imbarcazioni di produzione francese, velocissimo –, la prima nave con propulsione a elica, Il Giglio delle Onde (1847), il primo transatlantico, che collegava Palermo a New York, il veliero a motore Monarca, l’ammiraglia della Real Marina delle Due Sicilie, gemella della nave scuola Amerigo Vespucci, oggi tra le più ammirate al mondo, vanto della Marina militare.

RITROVATA NEI FONDALI DI NAPOLI LA CORVETTA FLORA AFFONDATA NEL 1799

Fonte: Agnese Palumbo – Maurizio Ponticello.

[wp_ad_camp_5]

Exit mobile version