Da sempre il popolo campano è stato al tempo stesso carnefice e vittima della camorra.
Di Gabriella Cundari
Salvatore De Crescenzo (detto Tore’e Criscienzo) fu tra quelli che pretendeva rispetto nel nome e per conto della camorra.
una rarissima foto di Tore’e CrescienzoNacque nel 1816, fu con i genitori in un circo equestre a Porta Capuana e a soli 14 anni Tore entrò nei ruoli minori della “Bella Società”. Nel 1849 pose la sua candidatura a capintesta (per i ruoli all’interno dell’organizzazione, vedi un mio post precedente) ma per la sua giovane età l’elezione era contrastata.
Allora Tore gridò “Ho 33 anni, l’età di Cristo. E se a 33 anni Cristo salì al cielo,Tore può diventare capintesta”. E così fu : elegante, indossava pantaloni larghi alla base e giubbetti, che furono imitati da tutti i camorristi; deciso e fermo nei modi, nel giugno dello stesso anno già dirigeva egregiamente le fila della” Bella società Riformata” dal carcere di Santa Maria Apparente; senza istruzione, ma dotato del famigerato istinto della strada, avvertiva subito il cambiamento politico, e comprese che la piena del risorgimento avrebbe spazzato via i Borboni.
E allora, Tore offrì il suo aiuto a Luigi Settembrini, cospiratore liberale, mettendolo in contatto scritto con la moglie di cui da mesi aveva perso tracce: iniziò così una collaborazione anti-borbonica tra la camorra e l’animo risorgimentale italiano.
Nel 1848 Francesco II promulgò un’amnistia che portò in libertà una moltitudine enorme di camorristi. Due giorni dopo, Francesco II nominò Ministro di polizia l’avvocato Liborio Romano, un liberale, che la sera stessa in cui ebbe l’incarico, chiamò in segreto Tore, che come gli altri aveva goduto dell’amnistia, chiedendogli di convocare tutti i capi-quartiere della città, per preparare un piano d’azione per il prossimo arrivo dei garibaldini.
Tore’e CrescienzoIn questo modo la camorra, riunita in assemblea, deliberò che il grado più alto, cioè di “Questore”, spettava a “Tore’e Crescienzo“. All’arrivo del Garibaldi l’ordine pubblico fu esercitato a Napoli dai camorristi, che si distinguevano per avere una coccarda tricolore sul cappello.
Furono giorni di tumulti e assalti ai commissariati napoletani, le giovani guardie incominciarono a distruggere gli archivi prendendo possesso dei locali, e chi si rifiutava di pagare veniva considerato nemico della patria e riceveva bastonate.
Quando Garibaldi entrò in Napoli furono le guardie camorristiche a badare all’ordine pubblico e in testa al corteo che seguiva la carrozza del dittatore c’era proprio il questore capintesta “Tore’e Criscenzio”.
Garibaldi nominò un governo provvisorio con a capo Liborio Romano, ma nonostante ciò i camorristi continuarono a fare i tutori dell’ordine.
Tore costituì una squadra per le tangenti sul contrabbando del mare, ogni volta che arrivavano casse di merci al porto la “Polizia”se ne appropriava dicendo che era “ robba di Zi’Peppe” (cioè Giuseppe Garibaldi).
Ma dopo un anno di dominio Tore dovette arrendersi e, per un fatto si sangue, fu messo in galera; ma nel 1870, liberato, riprese il suo potere, divenendo a tutti gli effetti un padrino, un boss: i capintesta si recavano ogni settimana a casa sua, baciandogli la mano e portandogli una parte delle loro tangenti.
Quando morì il suo posto, dopo un breve interregno, fu preso da Ciccio Cappuccio.
Fonte: Franco Penza, Napoli misteriosa, et Al. modificati