” fa ò cess” in Lingua Napoletana
fa ò cess non è una semplice esclamazione dispregiativa, non è nemmeno troppo sinonimo del più popolare “vaffa” ha un significato più profondo come del resto quasi tutte le parole della lingua Napoletana.
Il termine, oggi con accezione negativa, nasce più o meno nella prima metà del secolo scorso, quando a Napoli i bagni in casa erano un’utopia per il popolino. La maggioranza usava le latrine pubbliche gli altri più fortunati, avevano la “cabina” in comune quasi sempre sempre sporca. Da qui il popolo per indicare la persona deputata alla pulizia usavano dire “fa o cess” che con il passare del tempo si è modernizzato in con ahimè ben altri significati.
Oggi la toilette è il luogo privato per eccellenza. La stessa parola “cesso”, dal latino recessum, significa rifugio o stanza appartata.
Un tempo, però, non era così: nell’antica Roma si andava in gabinetto gomito agomito e le latrine pubbliche erano anche un luogo in cui concludere affari.
“Comode” . In tempi più recenti, nobiltà e ricchezza non erano certo sinonimo di pudore: Luigi XIV (1638- 1715) annunciò il suo matrimonio dalla sua sontuosa “comoda” (una poltrona col buco), al centro della sala reale. Su di essa il sovrano riceveva le delegazioni di nobili. Wc per tutti.
Solo agli inizi del ’900, gli appartamenti operai iniziarono ad avere bagni in comune dotati di toilette alla turca, e le case dei ceti più abbienti una stanza dedicata con raffinati water dalla seduta in legno.
Immagine interna tratta da FOCUS