Al club lo scudetto« finanziario»: oggi il Napoli ha un valore di 200 milioni. Ma l’esercizio2014- 2015 è a rischio.
Se il Napoli sta vivendo una vera e propria crisi di fine campionato, da un punto di vista economico-finanziario non ha mai conosciuto tempi migliori. La gestione del primo decennio targata AurelioDeLaurentiis è infatti da incorniciare, con risultati in crescita costante e un utile registrato per ben otto anni di fila, che al termine della stagione 2013-2014 ha toccato il record di poco più di 20,2milioni di euro, il migliore tra i big della serie A.
Il risultato finale? Ricavi che dalla stagione 2004-2005 a quella 2013-2014 sono nel complesso pari a 1,05 miliardi, costi totali per circa 935 milioni e un utile netto cumulato di 55,6milioni (al netto di imposte,interessi, svalutazioni e ammortamenti), già decurtato delle perdite dei primi due anni. Se a quest’ultimo togliamo i capitali investiti personalmente dal produttore cinematografico, 14,8milioni tutti nei primi tre esercizi, e aggiungiamoi compensida lui intascati finora come amministratore, pari a 16,6 milioni, possiamo dire che il presidente ha realizzato in dieci anni un guadagno contabile di 57,5 milioni.
Se guardiamo invece al valore stimato della società, che sfiora i 200 milioni,possiamo dire che il patron ha avuto nel periodo un rendimento sulle risorse impiegate superiore al 1.200% o un ritorno sul capitale di oltre 12 volte.
Club solido,2014-15 a rischio
Ma quest’anno il bilanciopotrebbe riservare un’amara sorpresa. Il conto economico potrebbe cioè registrare una battuta d’arresto,come da stessa ammissione dei cinque amministratori.
DeLaurentiis, la moglieJacqueline Marie Baudit, i figli Valentina ed Edoardo e il manager Andrea Chiavelli che siedono nel consiglio del club controllato attraverso Filmauro al 99,8% (il restante 0,2% è rappresentato dall’azione di diretta proprietà del presidente) .
Scrivono infatti nella relazione sulla gestione per l’esercizio in corso che, «stante il livello degli investimenti in essere, non può cautelativamente escludersi che l’andamento economico a fine periodo possa divergere dal trend consolidatosi da numerosi esercizi».
Le cause?
Innanzitutto il venir meno di fattori straordinari, quali i ricavi riconosciuti dalla Uefa per la partecipazione alla Champions League (38,6milioni) e le plusvalenze derivanti dalla cessione dei calciatori (in primis, quella da 67,9milioni per Cavani), pari nel complesso a 69,4 milioni. Anche se i ricavitotali, ch ecomprendono diritti radiotelevisivi, plusvalenze sui calciatori, sponsorizzazioni, introiti pubblicitari, abbonamenti, vendite di biglietti, etc. – sono cresciuti l’anno scorso del 56% a quota 237 milioni, i costi complessivi si sono avvicinati molto, registrando un
progresso del 42,5% a 203 milioni. Il costo per il personale si ferma a 89,1 milioni, di cui 83,6 milioni per il monte ingaggi. Gli investimenti sfiorano i 99 milioni rispetto ai circa 40milioni precedenti.
Come far fronte a tutto ciò?
Nessun problema, assicura la società: «La struttura patrimoniale è assolutamente congrua e commisurata per sostenere e assorbire tale eventualità », persino eventuali perdite che potrebbero verificarsi alla fine del 30 giugno di quest’anno, perché il patrimonio netto supera i 72,3milioni, grazie agli utili “in panchina”(a riserva).
Il fairplay finanziario.
La gestione De Laurentiis rappresenta un unicum nel panorama nazionale. Tanto da non temere affatto le nuoveregole sul fairplay finanziario messe nero su bianco
pochi giorni fa dalla Federcalcio per evitare crac come quello del Parma, che ha portato all’arresto del suo presidente Giampietro Manenti con l’accusa di truffa. Anzi.
Al di là del richiesto pareggio di bilancio per tutti i club a partire dalla stagione2018-2019, sul fronte dei nuovi requisiti minimi di liquidità (in via di definizione) ilclubazzurro è ampiamente al di sopra di ogni sospetto. Per il rapporto tra attività correnti (crediti a breve termine e liquidità) e passività correnti (debiti a breve non solo di natura finanziaria),
la società è in perfetta regola.
Addirittura l’attivo a breve (pari a 133,4 milioni) è in grado da solo di coprire tutti i debiti (126,6milioni).
In realtà il Napoli, a differenza degli altri club, da tempo non è più indebitato con le banche ed è “fairly” anche per il “costo del lavoro allargato”, che misura l’incidenza delle spese per il personale (89,1milioni) suiricavi ( 237milioni).
La conclusione?
Il Napoli è a prova di Figc e di mercato, anche se De Laurentiis non pensa certo alla quotazione in Borsa o a far entrare nuovi soci industriali o finanziari.
Il valore intrinseco del club è infatti pari a quasi 200milioni. Più precisamente a 193,2 milioni. Per calcolarlo siamo ricorsi a un analista finanziario socio dell’Aiaf (Associazione italiana analisti e consulenti finanziari) che lavora in un colosso bancario: AlbertoFrancese, esperto di bilanci di società calcistich e che, è bene sottolineare, non lavora in Unicredit, gruppo presso il quale il Napoli ha uno dei propri conti correnti, con una liquidità a finestagione 2014 di oltre 42,1milioni. Nessun conflitto di interessi, dunque.
Da premettere che il suo calcolo è prudenziale, perché considera le due ultime stagioni della società, anziché in utile rispettivamente per 8 e 20,2milioni, in perdita operativa per 15 e 28 milioni, in quanto depurate dalle plusvalenze straordinarie derivanti dalle cessioni di Cavani (68 milioni) e Lavezzi( 29milioni).
Ebbene, aggiungendo gli ammortamenti al risultato operativo così rettificato e valorizzandolo comequello della quotata Juventus si ottiene, al netto dei debiti meno la liquidità, il valore di 193,2milioni.
Una cifra destinata a migliorare nel tempo, perché gli amministratori intendono «perseguire una scelta strategica di investimento» finalizzata alla «crescita della società», come ribadiscono
nell’ultima relazione sulla gestione.