JUVENTUS PIGLIATUTTO – L’egoismo degli Agnelli e la complicità delle altre 19 squadre di A

La ferocia degli Agnelli sta ammazzando il calcio italiano, mai così mediocre come oggi. Sono lontani i fasti di un tempo, quando in vent’anni c’era un’alternanza al vertice che rendeva interessante il nostro campionato. La Premier sembra sempre più l’NBA, la Serie A da anni ha preso la strada opposta. Le condizioni del calcio italiano dopo sette titoli della Juventus

La mancata espulsione di Pjanic, un vero e proprio attentato al calcio italiano

 

 

VINCERE E’ L’UNICA COSA CHE CONTA

Vincere ad ogni costo, è tutto ciò che conta: è scritto un po’ ovunque nelle bacheche delle pagine fan bianconere, a Vinovo, nelle biografie degli Agnelli ed è certamente una delle citazioni più amate dai tifosi della Juventus, anche se in realtà la frase fu pronunciata da Giampiero Boniperti. Questa ossessione della vittoria ha portato il club piemontese a vincere tantissimo in Italia, quest’anno Gianluigi Buffon alzerà al cielo il settimo sigillo nazionale consecutivo, un traguardo invidiabile. Ma siamo sicuri che tutto ciò faccia bene al calcio italiano? Già le polemiche arbitrali non aiutano, gli episodi “dubbi” sono tanti ogni anno, quest’anno, a causa della resistenza del Napoli, ne abbiamo visti più del solito, sembra quasi di essere tornati a vent’anni fa, quando lo scontro tra Iuliano e Ronaldo indirizzò inevitabilmente lo Scudetto verso Torino, alimentando le solite polemiche, che ancora oggi non si placano.

 

Questo campionato monotono, noioso e scontato non interessa più, all’estero la Serie A non accende l’animo degli appassionati di calcio, il prodotto si vende poco, pochissimo se facciamo il confronto con la Premier; veder vincere (anche con episodi particolarmente dubbi) sempre la stessa squadra non aiuta. L’esempio viene proprio dall’Inghilterra, dove ogni anno vince una squadra diversa, lo dice l’albo d’oro: dal 2008 ad oggi nessuno ha mai vinto due titoli consecutivi ed in mezzo abbiamo anche assistito (oltre che sostenuto e ammirato) la favola del Leicester, ma in Premier c’è una classe dirigente che ragiona diversamente, si segue il modello Nba, dove la vendita del marchio, l’alternanza al vertice (grazie al draft e al salary cup) e la modernità delle strutture sono tutto.

 

La Serie A ha preso un’altra strada, quella del quieto vivere, dove tutti si accontentano delle briciole e il potere non è collettivo, ma singolo. C’è qualcuno che ha davvero intenzione di porre fine a questo volo nel burrone? Al momento sembra di no, probabilmente per paura di perdere quel poco che è stato ottenuto, probabilmente perché lo strapotere degli Agnelli non può essere combattuto se si è soli, e allora resta solo la buona volontà, le parole di rammarico a fine stagione di Aurelio De Laurentiis e qualche scaramuccia che non scalfisce minimamente la grandezza della Juventus.

 

Il goal di Koulibaly alla Juventus che ha illuso un’intera tifoseria, ma probabilmente tutti gli appassionati di calcio italiani

 

QUANDO LA SERIE A ERA UN CAMPIONATO VERO

Come riporta Angelo Carotenuto, giornalista di Repubblica, la Serie A in passato ha rappresentato per tutto il mondo un punto di riferimento; tra il 1969 ed il 1991 si sono alternate ben 11 squadre diverse in cima alla classifica, cinque di queste (Napoli, Cagliari, Verona, Sampdoria e Lazio) al loro primo trionfo nazionale. Erano gli anni in cui tutti i più grandi campioni volevano venire in Italia, anche a costo di lottare per la salvezza, erano gli anni in cui anche il Pisa e l’Avellino avevano la loro stella. E non è un caso che in quel periodo ci fosse alternanza al vertice. Era un altro calcio, è vero, c’erano tanti personaggi che contavano, il potere non poteva appartenere soltanto ad una sponda; l’assenza di personaggi come quelli, l’approdo nel calcio italiano di imprenditori stranieri di seconda fascia (vedi cinesi o americani) o di imprenditori nostrani interessati più al guadagno personale che al riempimento delle bacheche (Lotito, Della Valle e De Laurentiis su tutti), l’addio, per motivi diversi, di Moratti e Berlusconi, ha reso questo campionato mediocre e ha lasciato la famiglia Agnelli sola al comando.

 

E’ arrivato il momento di cambiare rotta, la crisi delle milanesi non aiuta ed è il motivo principale di tutto quello che è successo negli ultimi sette anni. Con le due milanesi forti e le altre big alle loro spalle, il calcio italiano tornerà ai fasti di un tempo. Fino a quel momento continueremo ad assistere ad uno spettacolo dal finale scontato. Queste vittorie fanno male anche alla stessa Juventus, che si ritrova in un campionato sempre peggiore, con l’impossibilità di attirare grandi campioni dalle big europee. Quando il campionato italiano tornerà competitivo ed equilibrato probabilmente arriverà anche la terza Champions bianconera, magari con qualche scudetto in meno, ma finché la Juventus predicherà nel deserto sarà impossibile.

 

Il paradosso è tutto lì, bisogna rinunciare a qualcosa per vincere di più, sperando che qualcuno sia capace di farlo capire a chi oggi monopolizza il calcio italiano.

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