Le sfide, la rivalità e la lite con Rossi: tutta colpa della sabbia | Una maledizione lo costringe al ritiro

Rossi (lapresse) - napolipiu
Una carriera da leggenda e una rivalità diventata leggenda nera: la storia di Valentino Rossi nasconde un capitolo oscuro.
Per capire l’impatto che Valentino Rossi ha avuto sul motociclismo moderno, bisogna prima guardare oltre le sue vittorie. Il “Dottore”, come lo chiamano tutti, non ha semplicemente dominato una generazione, l’ha scolpita con il suo stile, la sua genialità e la sua capacità di far spettacolo in ogni curva. Con nove titoli mondiali e un esercito di tifosi, Rossi ha trascinato la MotoGP in una nuova era, trasformandola in fenomeno globale.
Classe 1979, nato a Urbino, cresciuto a pane e motori grazie a papà Graziano, Valentino inizia a correre giovanissimo. L’ascesa è rapida e folgorante: vince in 125, poi in 250, poi nel 2001 arriva il primo titolo in 500cc con la Honda. Ma è nel 2004 che si consuma la grande svolta.
Valentino lascia la moto più dominante per un progetto nuovo: la Yamaha. Un azzardo? No, una profezia vincente. Al debutto, vince subito. Gli scettici diventano fan, i rivali tremano.
Tra i tanti che hanno provato a fermarlo, in quel periodo ce n’era uno che sembrava potercela fare: Manuel “Sete” Gibernau. Lo spagnolo, elegante, preciso, con una guida pulita e determinata, rappresentava l’antitesi perfetta al talento grezzo e imprevedibile di Rossi. Ma proprio quando il duello sembrava poter accendersi sul serio, tutto cambia.
La sabbia, la polemica e un incantesimo
Tutto si incrina nel 2004, al Gran Premio del Qatar. Secondo il team di Gibernau, alcuni membri della squadra Yamaha avrebbero modificato le condizioni della pista nella piazzola di Rossi. L’italiano viene penalizzato e costretto a partire dal fondo. Gibernau vince, Rossi non arriva nemmeno al traguardo. Al termine della gara, davanti ai box, il nove volte campione guarda lo spagnolo e pronuncia parole destinate a pesare come macigni: “Non vincerà mai più.”
Da quel momento in poi, nasce quella che i fan chiamano la maledizione del Qatar. Coincidenza o no, la carriera di Gibernau cambia drasticamente rotta. Nonostante prestazioni solide, il pilota spagnolo non riuscirà più a vincere una sola gara in MotoGP.
La curva del destino
Il simbolo perfetto di quella rottura definitiva arriva l’anno dopo, nel 2005, a Jerez de la Frontera. Ultima curva, Rossi e Gibernau si giocano la vittoria. Valentino affonda il colpo, forse troppo. Le moto si toccano, Sete finisce largo nella ghiaia, mentre Rossi taglia il traguardo a braccia alzate. Una scena tanto epica quanto crudele, che segna il tramonto delle ambizioni mondiali di Gibernau.
Il 2006 è un anno sfortunato per Gibernau, tra cadute e infortuni. Il passaggio in Ducati non lo rilancia. Decide di ritirarsi nel 2006, a soli 34 anni. Un tentativo di ritorno nel 2009 fallisce, poi un’ultima fiammata nella MotoE nel 2019, quasi per nostalgia. Ma la maledizione — vera o presunta — non l’ha mai lasciato. Nel frattempo Rossi ha continuato a correre, vincere e alimentare leggende. E quella frase pronunciata in Qatar nel 2004 è rimasta impressa nella storia del motociclismo come una delle più sinistre coincidenze mai viste in pista.