Le giovanili del Milan e una lunga carriera da allenatore in Serie A | Oggi ha gravi problemi di memoria

marchioro (diegoalvera) - napolipiu
Un allenatore che ha vissuto stagioni indimenticabili, anche se oggi ne ricorda solo frammenti.
A volte, il tempo porta via anche i ricordi più belli. Succede anche a chi ha fatto la storia del calcio italiano, lasciando il segno tra Serie B e Serie C, e sfiorando i vertici della Serie A. Oggi, però, le parole faticano a emergere, le date si confondono e i volti si mescolano nel flusso incerto della memoria.
Succede anche a chi ha iniziato la carriera nelle giovanili del Milan, respirando l’aria di San Siro quando era ancora un sogno lontano. Un uomo che ha guidato squadre con grinta e intelligenza tattica, portandole alla promozione, alla gloria, alla speranza. Ma ora, di quei trionfi restano solo immagini sbiadite, ricordi che riaffiorano a tratti, come le ombre di una vita piena, ma ormai sfuggente.
Il problema della perdita di memoria colpisce sempre più ex atleti e allenatori. In alcuni casi, legato ai traumi fisici accumulati nel tempo; in altri, come in questo, semplicemente al lento, inesorabile trascorrere degli anni. Eppure, c’è chi, nonostante tutto, riesce a raccontarsi ancora con dignità, ironia, perfino leggerezza.
Una figura emblematica di questo percorso è lui, che ha vissuto momenti di grande calcio e anche profondi dolori, sempre con uno stile sobrio e una voce pacata. Non cerca pietà, non cerca applausi. Ma quando parla, lo fa con quel tono che solo chi ha vissuto davvero può permettersi. È un tono spezzato, a volte confuso, ma mai vuoto.
Un passato tra promozioni e rimpianti
Tra i successi che ancora oggi qualcuno gli ricorda c’è la promozione in Serie A con il Como e quella, altrettanto storica, con la Reggiana. La sua esperienza in panchina è costellata di grandi cavalcate, ma anche di momenti difficili, come il breve passaggio al Milan, una parentesi che rappresenta ancora oggi uno dei suoi rimpianti più grandi.
Nonostante le difficoltà attuali, il fisico di Pippo Marchioro è rimasto sorprendentemente forte. Cammina senza bastone, si muove con lentezza ma con dignità. Non tutto è svanito: alcuni nomi, alcune partite, qualche risultato. E poi, come un lampo, riaffiorano emozioni che sembravano perdute.
Una vita segnata dal calcio… e da una ferita mai rimarginata
Ma nella memoria di questo ex allenatore non c’è solo il calcio. C’è anche un dolore più profondo, inciso con violenza nella sua vita: nel 2013 lui e sua moglie furono vittime di una rapina brutale nella loro abitazione. I ladri non portarono via solo oro e denaro, ma anche le sue medaglie, i ricordi tangibili di un’intera carriera. Quelle ferite, paradossalmente, sono state assorbite anche grazie alla memoria che comincia a cedere: ciò che non si ricorda non può più far male.
Tuttavia, ci sono episodi che nemmeno il tempo riesce a cancellare. Come quel giorno del 1945, quando, a soli 9 anni, vide con i suoi occhi l’esposizione dei cadaveri di Mussolini e dei gerarchi fascisti in Piazzale Loreto. Un’immagine scolpita per sempre nella mente di un bambino che poi avrebbe vissuto cento vite, dentro e fuori dal campo. Oggi, a 89 anni, Pippo Marchioro guarda al passato con una calma disarmante. È consapevole di aver perso molto, ma sa di aver dato tanto. E quando qualcuno gli chiede un bilancio, non serve una lista di trofei o partite: “Qualcosa ho fatto…”, dice con un sorriso leggero. E basta quello, per capire chi è stato davvero.