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Serie A

La giornata speciale di Luciano: cittadino onorario di Napoli, scugnizzo “ufficiale”

Nel suo editoriale, Xavier Jacobelli sottolinea sulle colonne di Tuttosport come il calcio ami intrecciare coincidenze incredibili, quasi teatrali. E il ritorno di Luciano Spalletti al Maradona, proprio oggi, 7 dicembre, ne è la dimostrazione più limpida. Esattamente due anni fa, ricorda Jacobelli su Tuttosport, il Consiglio comunale di Napoli attribuiva all’allenatore la cittadinanza onoraria, celebrandolo nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino dopo la conquista del terzo scudetto, il primo dopo trentatré anni.

Spalletti, emozionato, disse allora: «Mi sento ufficialmente uno scugnizzo. Non paragonatemi a Maradona, non lo reggerei». Parole che oggi risuonano ancora più forti mentre torna nello stadio dove quell’impresa prese forma. Ma questa volta da avversario, alla guida della Juventus, con uno dei due tricolori di De Laurentiis tatuato sul braccio a ricordare ciò che è stato.

Jacobelli, su Tuttosport, evidenzia come il tecnico abbia definito “incandescente” il suo tumulto emotivo avvicinandosi al Maradona. E per attenuarlo, la Juventus ha programmato un blitz in giornata: arrivo e partenza immediata, evitando la notte napoletana, sempre imprevedibile quando si tratta dei suoi amori calcistici.

Questa sera, tuttavia, Spalletti si troverà inevitabilmente davanti al suo passato. Ai cinquantamila del Maradona, che sommati ai cinquantamila della Coppa Italia fanno centomila presenze in 96 ore. Un dato che, come ricorda ancora Jacobelli su Tuttosport, restituisce la misura dell’«Effetto Fuorigrotta», ben noto all’allenatore.

Un confronto simbolico: il cittadino onorario contro la Juve del dopo-Agnelli

Il calendario ha costruito anche un simbolismo ulteriore: il primo incrocio in Serie A tra il “cittadino onorario napoletano” e la Juventus che gli ha affidato una missione simile a quella assegnata ad Antonio Conte nel 2010. Allora, dopo due settimi posti e un ambiente in crisi, il club chiamò un simbolo dei suoi anni d’oro, rilanciandolo fino ai nove scudetti consecutivi, tre dei quali firmati proprio da Conte.

Spalletti, come sottolinea Jacobelli su Tuttosport, ha accettato il ruolo senza esitazioni quando Comolli lo ha chiamato il 30 ottobre: sesto allenatore in cinque anni nella storia bianconera, un unicum per la Signora. Il compito è identico: ricostruire, rialzare, ridare identità.

Pernacchie o applausi? La domanda che Napoli si porta dentro

A Napoli ci si interroga: come sarà accolto Spalletti? Pernacchie o applausi? Una città così emotiva non conosce vie di mezzo. Ma Jacobelli ricorda le parole del grande Luciano De Crescenzo: «Il tempo è un’emozione: va misurato non solo in lunghezza, ma in larghezza, in base all’intensità delle esperienze». E forse è proprio per questo, conclude Xavier Jacobelli su Tuttosport, che Spalletti oggi «ha le spalle larghe».

Un ritorno che è molto più di una partita: è memoria, identità, cuore. È Napoli.

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redazione