La FIA ha deciso: penalità enorme per la Red Bull | Non ha rispettato una regola basilare

monoposto redbull (wikipedia) - napolipiu
Un’accusa informale potrebbe trasformarsi in una stangata enorme.
La Red Bull non è più l’imperatrice incontrastata del mondiale. Dopo anni di dominio tecnico e politico, la scuderia austriaca si ritrova ora al centro di una stagione più complessa del previsto, con avversari agguerriti e tensioni che iniziano a incrinare la solidità interna del team. La partenza di figure chiave, i rumors su Verstappen e l’instabilità nel management sono solo alcuni degli elementi che rendono il 2025 un anno delicato.
Sul piano tecnico, il vantaggio costruito nel triennio precedente si è eroso più velocemente del previsto. La RB21 non sembra avere la stessa superiorità della RB19 e RB20, e la concorrenza – soprattutto McLaren e Ferrari – ha colmato il gap, portando le gare su un piano di equilibrio che non si vedeva da tempo. Persino le qualifiche, da sempre feudo di Verstappen, non sono più un territorio blindato.
Ma ciò che preoccupa di più la Red Bull, al di là dei risultati, è l’immagine. Dopo anni da squadra modello, l’ambiente è diventato più teso, più nervoso. E lo si percepisce anche nei rapporti con gli altri team: accuse, frecciate, insinuazioni. La pressione sta facendo saltare il controllo? Christian Horner e Helmut Marko hanno mantenuto la leadership tecnica e strategica, ma il nervosismo inizia a filtrare.
Il team si trova quindi nella scomoda posizione di dover difendere non solo i propri risultati ma anche la propria credibilità. E quando viene meno la lucidità, si rischia di compiere passi falsi. Esattamente quello che è accaduto a Miami, nel paddock, durante un episodio che ha fatto il giro del mondo e ora rischia di costare caro.
Durante le prove libere del GP di Miami, sul tavolo del box McLaren è comparsa una bottiglia con un’etichetta alquanto provocatoria: “Tire Water”. Un gesto ironico? Un messaggio tra le righe? Secondo quanto emerso, sarebbe stata una risposta all’accusa – informale – mossa proprio dalla Red Bull nei confronti della McLaren: secondo gli ingegneri austriaci, il team di Woking avrebbe utilizzato un sistema di raffreddamento delle gomme a base d’acqua, illegale secondo il regolamento tecnico.
La miccia si accende a Miami
La FIA è intervenuta per fare chiarezza, precisando che nessuna denuncia formale è stata depositata da Red Bull. Il presidente Mohammed Ben Sulayem ha poi dichiarato pubblicamente: “Non si può accusare un team senza una documentazione ufficiale. Se qualcuno vuole presentare un reclamo, deve pagare 50.000 dollari”. Un’affermazione che ha sollevato un polverone, ma che chiarisce anche l’intento della FIA di mantenere la competizione su binari regolamentari.
Zak Brown, CEO della McLaren, ha commentato la vicenda con leggerezza e sarcasmo, ma è evidente che i rapporti tra i due team sono tesi. L’episodio della “Tire Water” ha portato alla luce un clima sempre più ostile e una guerra psicologica che si gioca anche fuori dalla pista. La FIA, ora, potrebbe prendere provvedimenti se dovessero emergere altre accuse non formalizzate.
Un boomerang per Red Bull?
Questo caso potrebbe trasformarsi in un boomerang per la Red Bull, che rischia una sanzione simbolica ma pesante sul piano mediatico: 50.000 dollari per non aver rispettato la procedura di segnalazione formale. In un mondiale tirato fino all’ultimo punto, ogni distrazione può costare cara. E per una squadra come Red Bull, che ha fatto del controllo e dell’efficienza i propri marchi di fabbrica, questi errori non sono ammissibili.
La lezione? In Formula 1, come nella vita, anche i giganti possono inciampare quando smettono di guardare dove mettono i piedi. E Miami, forse, è stato solo il primo segnale.