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Dalla frutteria di quartiere al palco dello stadio Maradona, con la medaglia di campione d’Italia al collo. La storia di Pasquale Mazzocchi è la favola moderna che ha commosso Napoli. È lui l’unico napoletano in rosa, il cuore pulsante dello spogliatoio, il simbolo di un sogno che si è fatto realtà: vincere lo scudetto con la maglia della squadra della propria città.
Come racconta Eugenio Marotta su Il Mattino, Mazzocchi è stato uno dei trascinatori silenziosi ma costanti del gruppo azzurro guidato da Antonio Conte. Lo chiamano “Pako”, e ogni napoletano ora conosce la sua storia:
«Sono sensazioni uniche. Non so se avrò mai la fortuna di riviverle. Per un napoletano è qualcosa di irripetibile. Mi sto godendo il momento con la squadra e la nostra gente», ha detto commosso dopo il fischio finale di Napoli-Cagliari.
Una scalata partendo da zero
Partito dalla Serie D, Mazzocchi ha risalito tutte le categorie, a forza di sacrifici. Da ragazzo faceva il fruttivendolo, per aiutare la famiglia e continuare ad allenarsi. In un’intervista passata, aveva rivelato episodi toccanti della sua adolescenza:
«C’erano giorni in cui dormivo con il giubbotto addosso perché non avevo un euro. Lontano da casa, senza nessuno. Fingevano mal di testa pur di non dire che non avevo i soldi per un gelato con gli amici».
Il traguardo di oggi, dunque, non è solo sportivo: è umano, sociale, emozionale. E lui, da leader vero, lo ha voluto dedicare a un amico scomparso durante la sua infanzia:
«Quando Gennaro se n’è andato, io iniziai a dare i primi calci a un pallone. Questo scudetto è per lui».
Il leader dello spogliatoio, tra grinta e “fratellanza”
Oggi Mazzocchi è il collante di uno spogliatoio internazionale. Scott McTominay lo chiama affettuosamente «McFratm», un soprannome che porta la sua firma. Con Buongiorno, Lukaku e altri compagni, è una fonte inesauribile di slogan motivazionali, battute in dialetto e risate genuine.
«Pako è la nostra carica, ci insegna il napoletano, ci tiene su anche nei momenti duri», raccontano i suoi compagni, tra il serio e il divertito.
Il 29enne di Barra è il simbolo della napoletanità più autentica: combattiva, generosa, ironica. Una figura che ha saputo rendersi imprescindibile, non solo per la sua corsa sulla fascia, ma per l’anima che ha trasmesso al gruppo.