Insigne: la magia, poi le lacrime. L’unico a non subire il contraccolpo psicologico del gol di Dybala è Lorenzo, dimostrando ancora una volta di essere un giocatore notevole, lontano dalla normalità. Lorenzo è l’ultimo ad arrendersi, il resto è molle, come il tocco di Mario Rui. Scrive Mimmo Carratelli su il Mattino:
Insigne
Un tonfo. Inatteso. Una partita maledetta. Trentatré tiri in porta (25 nello specchio), dodici conclusioni di Insigne. Ma la Roma va in carrozza. Crolla la difesa. L’attacco azzurro ha una sola anima, due sole gambe, un grande cuore. Lorenzo Insigne. Lo scugnizzo porta in vantaggio il Napoli e, poi, mentre la squadra affonda, tenta ancora l’impresa. Instancabile, orgoglioso, generoso. È la notte di Insigne contro la Roma, contro le quadrate legioni di Roma. Va tutto male. L’assalto azzurro s’infrange contro la compatta difesa romanista. Insigne, Insigne, Insigne contro la Roma, contro Florenzi, contro Alisson. Insigne che porta in vantaggio il Napoli, il Napoli che si fa fulminare da Under (deviazione di Mario Rui) e Dzeko. Insigne che corre, corre, corre per rimettere in piedi il risultato quando è ancora possibile alla fine del primo tempo. Ha cuore, corsa e tiro lo scugnizzo.
Lorenzo è l’ultimo ad arrendersi
È proprio vero, il Napoli di Sarri non riesce a battere la Roma al San Paolo. Le energie calano, ma Insigne non s’arrende. Due volte consecutive alla conclusione respinte da Alisson. Il primo piano del viso di Insigne rivela le sue lacrime. Il tempo di piangere e la Roma passa al 4-1. Sconfitta cocente. Umiliazione immeritata. Insigne allarga le braccia. Va a battere l’ultimo corner. Mette ancora un pallone in area. Corre ancora, Lorenzo, corre. E serve a Mertens la palla del secondo gol azzurro. Ma ha vinto la Roma e una notte nera cala sul San Paolo le lacrime di Insigne sono lacrime di rabbia e non di resa. La Juve a un punto e con una partita da recuperare è una minaccia atroce. Ma non è detto che il circo smonti le tende. Coraggio.