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de laurentiis-lapresse-napolipiu.com
Un calcio sempre più “liquido”, per dirla con Bauman. È da questa immagine che Giorgio Marota, sul Corriere dello Sport, parte per spiegare il nuovo scenario economico della Serie A, dove l’equilibrio finanziario non è più un concetto astratto ma un parametro misurabile, l’indice di liquidità. Lo stesso quotidiano ricorda come la Figc abbia progressivamente irrigidito questo paletto – da 0,5 a 0,6 – generando frizioni con i club e con la Lega allora guidata da Casini, che contestò la riforma portando Gravina in tribunale.
Nel pezzo pubblicato sul Corriere dello Sport, Marota analizza i tre indicatori oggi determinanti: liquidità, indebitamento e soprattutto il CLA, il costo del lavoro allargato, modellato sulla “squad cost rule” dell’Uefa. È il parametro più incisivo, perché può limitare il mercato di gennaio, fissando la soglia allo 0,8: stipendi, ammortamenti e commissioni non possono superare l’80% dei ricavi.
Secondo quanto riportato dal Corriere dello Sport, almeno sei o sette club rischiano di non essere in regola. Lazio e Napoli rappresentano i casi più evidenti: i biancocelesti per la contrazione dei ricavi, gli azzurri per l’aumento della spesa legata ai cartellini. A rischio anche alcune medio-piccole come Sassuolo, Genoa, Pisa, Torino, Roma e Fiorentina, anche se alcune – come la stessa Roma – avrebbero rimesso i conti in ordine grazie agli interventi delle proprietà.
Marota evidenzia sul Corriere dello Sport che la nuova commissione voluta dai ministri Abodi e Giorgetti, presieduta da Atelli, ha già ricevuto dai club la documentazione al 1° dicembre. Entro metà mese arriverà il responso: chi non rispetta il CLA andrà incontro al cosiddetto blocco “soft”, che consente di operare sul mercato solo chiudendo a saldo zero.
L’impianto normativo, approvato dalla Serie A stessa nel marzo 2024, ora rischia di ritorcersi contro i club. Rientrare nei parametri sarà sempre più difficile: con una spesa di 100 milioni, oggi servono 125 milioni di ricavi; dall’estate, con la soglia che scenderà a 0,7, ne serviranno 145.
Un monito chiaro: plusvalenze e aumenti di capitale restano le uniche vie per respirare in un sistema che non ammette più leggerezze.