I tifosi della fiorentina intonano: “…Napoli usa il sapone”. Ma il sapone a Napoli esiste dal 400. Angelo Forgione racconta la storia del sapone dei napoletani. Una leggenda spacciata per vera, secondo la quale Garibaldi, avrebbe portato il sapone ai meridionali, i quali, credendo che fosse formaggio, lo mangiarono.
IL SAPONE DEI NAPOLETANI
I buontemponi, e tanti ce ne sono in questo Paese, ti danno sempre l’opportunità di fare un po’ di cultura a gratis. Scrive il giornalista e scrittore Angelo Forgione sul suo Blog. Tranquilli tutti, a Napoli si usa il sapone almeno dal Quattrocento. Lo distribuivano i monaci Olivetani, nella zona del Giardino di Carogioiello, che da loro ha poi preso il nome di Monteoliveto. Era molto pregiato e lo scambiavano pure coi cenciai in cambio di arredi di modesto valore per il monastero attiguo alla chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, che dal 1492 ospitava l’Arciconfraternita dei Nazionali Lombardi, riferimento per gli emigranti lombardi, veneti e, più in generale, padani, attratti dalle opportunità di lavoro ben remunerato della città.
I SAPONARI
E così, i cenciai di Napoli divennero i “saponari”, pensate un po’… ispirando persino un modo di dire popolare, “Ccà ‘e pezze e ccà ‘o ssapone” (qua le pezze e qua il sapone), per stabilire lealtà nell’immediatezza di un baratto.
Del pregiato e profumato sapone di Napoli, “una rotonda palla”, scrisse a inizio Seicento Miguel de Cervantes, il Dante Alighieri di Spagna, il letterato che definì Napoli “gloria d’Italia e ancor del mondo lustro”. Ne parlò nel “Don Chisciotte della Mancha”, esattamente nella parte II cap.XXXII, facendoci capire che in quell’epoca era usato anche per la barba e per i capelli.
SAPONE DI NAPOLI
Il sapone di Napoli era famoso come quelli di Aleppo e di Marsiglia, che sono di fama oggi perché prodotti ancora, risultando a base di grasso vegetale e non animale.
A proposito di Toscana, fu il pisano Alfredo Giannini, traduttore italiano di Cervantes, a chiarire come veniva prodotta la saponetta napoletana, molto usata dalle donne napoletane, anche per sistemare la barba ai cavalieri
“Molto pregiato, […]; un sapone signorile composto con diversi ingredienti, tra cui crusca, latte di papavero, latte di capra, midollo di cervo, mandorle amare, zucchero, ecc. Cfr. le mie già citate “Impressioni italiane di viaggiatori spagnoli nei secoli XVI e XVII. Già nel sec. XV l’Arciprete di Talavera cita nel “Corbacho” (II 3, 4) come molto ricercato dalle dame il sapone di Napoli, dicendo che ne era principale ingrediente il midollo di cervo.”
FALSO STORICO: GARIBALDI, AVREBBE PORTATO IL SAPONE AI MERIDIONALI
Questa è la storia, manipolata da una leggenda spacciata per vera, secondo la quale Garibaldi, approdando al Sud, avrebbe portato il sapone ai meridionali, i quali, credendo che fosse formaggio, lo mangiarono. Quelli conoscevano benissimo il sapone, il formaggio e pure il bidet e le vasche per bagno terapeutiche per i lavaggi integrali. Da queste fantasie nacquero in alcune città settentrionali ineffabili definizioni per i meridionali, tipo “terù màia saù” (terrone mangia sapone).
Ma ad onor del vero non furono i padani i primi a deridere i napoletani. Furono piuttosto i toscani, proprio nel Quattrocento del sapone di Napoli, quando il Piovano Arlotto e Bernardino Daniello diffusero i primi pregiudizi con le loro burle.
Forgione: “Come il Napoli ha perso lo scudetto, le parole di Moggi che nessuno…”