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«Lo so, è orribile». Ivan Zazzaroni lo ammette subito, senza giri di parole, aprendo un fondo che colpisce dritto al centro del dibattito. Il titolo è brutale, ma tremendamente efficace: perché racconta meglio di qualsiasi analisi la parabola del Napoli di Antonio Conte. Lo scrive Ivan Zazzaroni sul Corriere dello Sport, firmando una riflessione che parte da novembre e arriva fino alla notte di Riyadh.
Era l’inizio del mese, subito dopo la sconfitta di Bologna. Una partita persa male, una resa a metà, e soprattutto una frase che fece esplodere il caso: «Non voglio accompagnare il morto». Per giorni, complice la sosta per le Nazionali, attorno a quelle parole si costruì di tutto: accuse, ricostruzioni forzate, fantasie al limite. Come ricorda Ivan Zazzaroni nel suo fondo sul Corriere dello Sport, il tecnico finì al centro di un processo mediatico che sembrava già scritto.
Un mese e mezzo dopo, però, il morto è risorto. E lo ha fatto proprio contro il Bologna, in uno stadio arabo semivuoto, con i teloni a coprire un’assenza di passione che Zazzaroni non risparmia di definire come indifferenza calcistica. I sauditi, osserva il direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni, amano i grandi nomi o i vincenti, non il contesto, non il percorso. Non a caso, quando si sono accorti che il Napoli contro il Milan era avanti di due gol, hanno iniziato ad accompagnare il torello con applausi e “ohhh” di soddisfazione. Qualcuno, evidentemente, li aveva aggiornati.
Sul campo, però, non c’è stata partita. Il Napoli ha strameritato la vittoria, è stato nettamente superiore. Lo scrive Zazzaroni da bolognese deluso, ma orgoglioso. Deluso per la prestazione, orgoglioso per una squadra che «non si può non amare», perché dà sempre tutto. Ma alla fine prevalgono i valori tecnici: Conte ha giocatori di livello superiore, Neres su tutti, insieme a Lobotka, McTominay e Hojlund. Italiano, invece, ha un gruppo straordinario per equilibrio e spirito. È la sintesi lucida proposta ancora da Ivan Zazzaroni sulle pagine del Corriere dello Sport.
Il racconto dettagliato della finale, precisa l’autore, spetta a Fabio Mandarini e Pasquale Salvione. Lui si concentra sul contesto e allarga lo sguardo anche all’organizzazione del calcio esportato. La cancellazione della trasferta di Perth diventa così l’ennesimo spunto polemico: prima di lanciare eventi “provocatori” in giro per il mondo, bisognerebbe essere certi che qualcuno sia davvero pronto ad accoglierli. Biglietti, passaporti, e magari non dimenticare il bambino.
La conclusione è amara e insieme realistica. Prima di esportare il nostro calcio, suggerisce Zazzaroni sul Corriere dello Sport, proviamo a migliorarlo. Altrimenti il rischio è sempre lo stesso: stadi mezzi vuoti, pubblico occasionale e spettatori che, a un certo punto, non vedono l’ora di tornare nel proprio compound. Come è successo per Napoli-Bologna. E come, forse, dovrebbe far riflettere.