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Maradona (pagina12) - napolipiu
NAPOLI – Doveva essere l’alba di un’altra stagione di trionfi, fu invece il tramonto più luminoso di un’epoca irripetibile. Il 1° settembre 1990 il Napoli conquistava la Supercoppa Italiana travolgendo 5-1 la Juventus, quattro mesi dopo il secondo scudetto. A distanza di anni, quella notte resta sospesa tra esaltazione e malinconia. A ricostruirne il senso profondo è Francesco De Luca su Il Mattino di Napoli, che individua in quella gara il sigillo definitivo dell’era Maradona.
Come ricorda Francesco De Luca su Il Mattino di Napoli, fu una Juventus nuova, quella di Maifredi e Baggio, a cadere sotto i colpi di un Napoli scintillante: doppietta di Massimo Crippa, doppietta di Andrea Silenzi – arrivato dalla Serie B come vice Careca – e il gol del brasiliano a completare la cinquina. Diego Armando Maradona non segnò, ma fu comunque il protagonista emotivo della serata. «Non ho segnato ma a me è bastato alzare la Coppa», raccontò all’epoca, parole riportate da Il Mattino di Napoli.
Sessantacinquemila spettatori al San Paolo, applausi, cori, l’illusione che quella fosse solo la prima di tante altre gioie. E invece, come sottolinea ancora Francesco De Luca su Il Mattino di Napoli, quella Supercoppa chiuse simbolicamente il periodo più glorioso della storia azzurra. La stagione successiva sarebbe stata tormentata: Napoli a metà classifica, eliminazione precoce in Coppa dei Campioni e, soprattutto, l’addio più doloroso, quello a Maradona.
Il racconto di Il Mattino di Napoli, firmato da Francesco De Luca, ripercorre anche il contesto umano e sportivo di quei mesi. Diego tornò a Fuorigrotta due mesi dopo la semifinale mondiale di Italia ’90, vinta dall’Argentina ai rigori proprio contro gli azzurri. A Napoli non ci furono fischi né tradimenti: i tifosi non insultarono l’inno argentino e non rinnegarono il loro capitano, smentendo una narrazione che altrove prese piede. Ma il peso di quella finale persa, sommato ai problemi di tossicodipendenza, stava già scavando un solco irreversibile.
Il test antidoping del 17 marzo 1991, dopo Napoli-Bari, segnò il punto di non ritorno. Come ricorda Francesco De Luca su Il Mattino di Napoli, Diego parlò di “mano nera”, accusò dirigenti federali, ma la verità emerse senza appello. Nessuno aveva complottato: Maradona era prigioniero delle sue dipendenze, note a molti e affrontate da nessuno.
Eppure, quella notte di settembre contro la Juventus resta impressa come un’ultima visione di grandezza. «Ogni volta che attaccavamo era mezzo gol», disse Diego accarezzando la Supercoppa, parole che Il Mattino di Napoli riporta come testamento sportivo di un campione che vedeva ancora un orizzonte azzurro davanti a sé. Un orizzonte che, di lì a poco, si sarebbe chiuso per sempre.