... ...

Un pareggio che brucia. Che spaventa. Che risveglia fantasmi. Ma che non condanna. Il 2-2 contro il Genoa al Maradona è un mezzo passo falso che riapre la corsa scudetto, ma non toglie il Napoli dal comando della classifica. L’Inter è ora a una sola lunghezza, ma il destino resta nelle mani degli uomini di Antonio Conte, che dovranno vincere le ultime due gare – contro Parma e Cagliari – per scrivere la storia.
Come sottolinea Eugenio Marotta su Il Mattino, la squadra ha esaurito il proprio “bonus pareggio”. E ora, per diventare campione d’Italia, serviranno sei punti pieni nei restanti 180 minuti. Non sono bastati i gol di Lukaku e Raspadori: il Genoa ha colpito due volte, prima con il baby Ahanor, poi con il colpo di testa di Vasquez, punendo la miglior difesa del campionato proprio nel gioco aereo – finora inviolata in quella specialità.
Lobotka fuori subito, McTominay uomo ovunque
Conte si affida alla stessa formazione vincente di Lecce, recuperando anche Lobotka, ma lo slovacco dura solo 10 minuti. La sua caviglia cede, entra Gilmour. Dall’altra parte Patrick Vieira sorprende tutti: lancia in campo una formazione giovane e leggera, con Ahanor, Norton e Otoa, per un totale di appena 58 anni in tre, approfittando della salvezza già aritmetica.
Il Napoli parte forte, spinto dai 55mila presenti a Fuorigrotta. Il baricentro è alto, il pressing costante. Il gol del vantaggio arriva grazie a un ispiratissimo McTominay, che confeziona un assist perfetto per Lukaku: il belga vince il duello con Vasquez e firma la sua 13ª rete stagionale. Ma l’entusiasmo dura poco.
Il Genoa risponde, Meret tradito dal rimbalzo
Al 34’ il Genoa trova il pari. Cross morbido di Messias, colpo di testa del 17enne Ahanor: Meret devia sul palo, ma il pallone rimbalza sulla sua gamba e finisce in rete. È l’autogol che spezza l’imbattibilità difensiva azzurra dopo 398 minuti. Il primo tempo si chiude sull’1-1, con un Napoli in evidente calo di lucidità.
La ripresa illude, poi la beffa finale
Nel secondo tempo McTominay continua a dominare il centrocampo. Dopo aver sfiorato il gol personale, serve un’altra palla geniale a Raspadori, che controlla e batte Siegrist con un sinistro potente: 2-1. Il Maradona esplode. Il Napoli sembra avere la partita in pugno, ma Vieira non si arrende. Cambia ancora, osa, e viene premiato. A pochi minuti dal termine, Aaron Martin mette in mezzo e Vasquez svetta più in alto di tutti: 2-2.
Assalto finale e un Maradona che applaude
Conte inserisce Neres, cerca la vittoria in extremis, ma l’ultimo squillo è di Billing, che sfiora il palo di testa. Il fischio finale lascia l’amaro in bocca. I numeri dicono 11 tiri in porta per il Napoli, appena 3 per il Genoa, eppure il punteggio è pari.
Il Maradona resta con il fiato sospeso, mastica rabbia ma applaude. Perché il cammino è ancora aperto. E lo scudetto, nonostante tutto, è ancora nelle mani del Napoli.