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Nel suo caratteristico stile narrativo, Mimmo Carratelli del Corriere dello Sport dipinge un lunedì napoletano carico di simboli, inquietudini e ironia popolare. L’aria fredda, i passeri solitari, le foglie morte e il mare immobile fanno da sfondo al microcosmo umano dello chalet di Peppino a Mergellina, dove tutto sembra presagire un giorno decisivo.
Don Ciccio, portiere di palazzo, osserva il cielo e sospira: «È arrivato lunedì», quasi annunciando l’inizio di una settimana che vale più di una partita. Attorno a lui, pescatori, cameriere, ragionieri e salumieri compongono quella scenografia tipica, che Carratelli sul Corriere dello Sport utilizza per riflettere lo stato d’animo della piazza.
«SI DEVE FARE IL NAPOLI»: TRA UMORI E FRATTURE
Tra battute e allusioni, emerge una tensione sottile. «O si fa il Napoli o si muore», proclama Don Ciccio con fervore quasi religioso. Qualcuno parla di crepe nello spogliatoio, altri di un ambiente che ha bisogno di ritrovare compattezza. «Una crepa, solo una crepa», minimizza il portiere, mentre il salumiere Piromallo ribatte: «Crepa il lupo».
Carratelli, nel suo pezzo per il Corriere dello Sport, lascia scorrere i dialoghi come fossero una commedia napoletana che però riflette un nervo scoperto: la percezione di un gruppo scosso che deve ritrovarsi.
CASTEL VOLTURNO TRA FEDE, PREOCCUPAZIONI E NERVI TESI
Si discute del ritorno a Castel Volturno, tra chi ipotizza chiarimenti, rese dei conti o discorsi a porte chiuse. Ma la narrazione di Mimmo Carratelli sul Corriere dello Sport sottolinea altro: Conte e la squadra si sono già detti fin troppo. Ora contano solo lavoro, intelligenza e capacità di essere “uomini”, come dice Don Ciccio.
Il tecnico dovrà gestire un’emergenza infortuni pesante, mentre incombono due gare in quattro giorni: l’Atalanta e poi il Qarabag in Champions. «Mi aspetto un lunedì da leoni», esclama Don Ciccio, come se il clima popolare potesse anticipare ciò che accadrà sul campo.
IL RIENTRO DEI NAZIONALI E UNA PACE POSSIBILE
Il ritorno dei nazionali porta nuove energie e altre incognite. «Ci pensa Oriali a filtrare tutto», rassicura qualcuno. I toni restano accesi, i nervi “a fior di palla”, come sottolinea uno dei personaggi. Carratelli del Corriere dello Sport usa il riferimento letterario a Tolstoj per chiudere con uno spiraglio: «Guerra e pace». Nulla sarà drammatico come Anna Karenina, nessuno abbandonerà. Si può ricominciare.
Una Napoli viva, teatrale, inquieta e appassionata, come sempre.