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I falsobolli realizzati da tre ragazzi napoletani girarono «indenni» per l’Europa

I falsobolli  uno scherzo napoletano  divenne Epico

I falsobolli  realizzati da tre ragazzi napoletani molto esuberanti e un po’ incoscienti che avevano ripetutamente beffato le Poste italiane Finirono sotto inchiesta, ma loro rilanciarono: le cartoline falso-affrancate girarono «indenni» per l’Europa.

Di: Marilicia Salvia

C i sono notti che non si scordano mai. La notte del 4 ottobre 1991 fu una di quelle da far tremare il cuore, gioia pura alternata a onde di panico negli occhi di tre ventenni napoletani piantati come sentinelle davanti all’edicola più grande di Fuorigrotta. Quella notte Maurizio De Fazio, Lello Padiglione e Pierluca Sabatino comprarono finalmente la loro copia del Mattino fresca di stampa, in arrivo da via Chiatamone dove allora si trovavano le rotative. Si precipitarono a sfogliare il giornale, ma gli ci volle meno di un secondo: le loro facce campeggiavano a pagina tre.L’unica a colori. Eccoli lì, seduti e sorridenti, in mezzo a una pioggia di vignette.I francobolli. No, non esattamente.

I falsobolli. Piccoli coloratissimi disegni che un po’allavolta, con precisione e impegno (forse) degni di miglior causa, Maurizio, Lello e Pierluca avevano realizzato e attaccato su lettere e cartoline poi spedite in giro per l’Italia. E arrivate puntualmente a destinazione. Con tanto di timbro postale, il timbro che clamorosamente certificava la riuscita dello scherzo. E svelava al Paese che gli allora uffici «Pt» avevano un bel tallone d’Achille. «È solo uno scherzo, non vogliamo fregare nessuno», mettevano le mani avanti i tre amici nell’intervista pubblicata quel 4 ottobre. Un giudice, qualche mese più tardi, diede loro ragione, disponendo il non luogo a procedere dell’inchiesta immediatamente aperta con tanto di avvisi di garanzia e perquisizione simultanea nelle camerette dei tre ragazzi. Falsificazione di valori bollati e truffa, queste le ipotesi di reato contestate mentre ormai tutta l’Italia tifava per loro.

Perché sì, quella notte indimenticabile aveva cambiato le vite di Maurizio, Pierluca e Lello. Dalle colonne del Mattino l’eco dell’incredibile beffa era rimbalzata su tutte le testate nazionali e poi sugli schermi tv,«fummo invitati in prima serata da Mino d’Amato a Telemontecarlo e da Mimmo Liguoro in un approfondimento del Tg2, fino a Uno mattina e ai telegiornali», ricorda oggi Maurizio De Fazio, e ancora si emoziona: «Ho una figlia piccola, non vedo l’ora che cresca per raccontarle tutto».In realtà il meglio doveva ancora arrivare.

Paginate intere sul Figaro, l’Herald Tribune, il Pais, un’intervista a una tv giapponese e, di lì a poco, la telefonata di Leonardo Mondadori, che pubblicò il mese successivo un instant book curato da Francesco Durante: una raccolta delle vignette più spiritose e divertenti, che venderà la bellezza di trentamila copie. Copertina rigida e titolo evocativo,«Granchirosa», efficace gioco di parole che rimandava al famoso francobollo emesso con un errore in occasione del viaggio in Sud America del presidente della Repubblica Gronchi.

«Ci piaceva l’idea di comunicare il messaggio attraverso i francobolli, un po’ per scherzo un po’ per provocazione». E così nell’Italia sconvolta di Mani pulite lo spazio in alto a destra della lettera viene riempito con una bottiglia di «Ra-mazzette» e la scritta «Milano che mangia», la novità di un Papa sciatore (Wojtyla) viene salutata con un «Se Maometto non va alla montagna ci va il papa a sciare», le nozze di Carlo e Diana vengono sintetizzate in un lapidario «Scene da un patrimonio». Ma c’è anche il coccodrillo di «Laposte, il francobollo che morde», l’orologio «Solex-made in Naples», che fa il verso agli scippatori, c’è il «balletto del pulcino» con tanto di timbro (falso) del gallo del Mattino. E poi vignette autobiografiche, come quella realizzata per «il secondo furto dell’auto di Lucariello», e vignette che raccontano l’evoluzione dei tempi, con il telefono fisso che grida «no al cellulare».

Ricorda Maurizio«il gioco si allargò all’Europa intera, distribuimmo lettere affrancate con i falsobolli a tutti gli amici che andavano all’estero, e pian piano cominciarono ad arrivare ai nostri indirizzi quelle stesse lettere, timbrate dagli uffici postali di Francia,Spagna,Germania,Gran Bretagna». Insomma non c’era ancora Schengen, non si pagava con l’euroma c’era già qualcosa che in Europa circolava molto liberamente. «Sì,invece oggi si circola senza carta d’identità ma questo scherzo sarebbe impossibile», riflette Maurizio. Un quarto di secolo dopo, le parti si sono rovesciate.Oggic artoline e lettere non si scrivono più, e trovare francobolli, quelli veri, è impresa complicata».

 

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