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Rasmus Hojlund (LaPresse) Napolipiu
Rasmus Hojlund ha scelto Napoli per crescere, imparare e diventare la miglior versione di sé stesso. L’attaccante danese, oggi punto fermo dell’attacco azzurro, si è raccontato in una lunga intervista a Sports Illustrated, ripercorrendo gli ultimi anni della sua carriera, dal salto all’Atalanta all’esperienza al Manchester United, fino all’approdo sotto la guida di Antonio Conte.
«Sto bene – racconta Hojlund –. Ci sono tante partite, serve recuperare e restare concentrati, ma me la sto godendo». A 22 anni, il danese ha già accumulato esperienze importanti tra Champions League, Europa League e campionati diversi. «Non mi considero un giocatore esperto, ma ho già un po’ di esperienza. Allo stesso tempo ho tantissimo da imparare e molto margine di crescita».
Rispetto al ragazzo arrivato a Manchester a 20 anni, Hojlund si sente diverso. «Sono più calmo, guardo il quadro generale e non traggo conclusioni affrettate. Sono diventato un giocatore migliore». Un’evoluzione accelerata anche dalla pressione vissuta allo United. «Giocare in uno dei club più grandi al mondo ti insegna tanto. Quell’esperienza te la porti dietro, nello “zaino”».
Il trasferimento al Napoli è arrivato rapidamente. «Lo United è stato chiaro: non facevo parte dei piani. Quando ho saputo dell’interesse del Napoli ho detto subito al mio entourage che volevo venire solo qui. Ho parlato con l’allenatore, con il direttore sportivo e con la squadra: è stato tutto molto chiaro». Decisivo il colloquio con Conte. «È stato breve ma molto positivo. Quando un allenatore come lui ti chiama, devi solo dire sì. È incredibile nello sviluppo degli attaccanti».
Hojlund non nasconde l’ambizione, soprattutto verso sé stesso. «Dimostrare qualcosa è sia interno che esterno, ma prima di tutto a me stesso. Ho aspettative molto alte. Mi piace tenere l’asticella alta: se punti a qualcosa di quasi impossibile, cresci di più». Anche fuori dal campo, con l’integrazione nella cultura italiana. «La lingua è fondamentale. Ora capisco quasi tutto. Il dialetto napoletano è un’altra cosa, ma l’italiano sta migliorando».
Per il danese, il successo in questa stagione non si misura solo in gol. «Crescita personale. Migliorare ogni giorno, ascoltare l’allenatore, imparare dai compagni. Romelu tornerà presto: voglio imparare anche da lui». Il rapporto con Lukaku è improntato al rispetto. «È una persona fantastica, un idolo per me. Voglio giocare, certo, ma la competizione è giusta. Da lui posso imparare tantissimo».
Tra gli idoli, oltre a Lukaku, spiccano Cristiano Ronaldo e Lewandowski. «Cristiano è il mio idolo più grande: mentalità, fame, sicurezza. Di Lewandowski studio il movimento e la completezza». Un’ossessione positiva per il miglioramento continuo. «Se gioco male, resetto e vado avanti. Anche quando segno penso già alla partita dopo».
Con la nazionale danese, Hojlund sente crescere le responsabilità. «La squadra è giovane, cerco di aiutare come posso. In campo mi prendo responsabilità, fuori sto crescendo». Il sogno resta il Mondiale. «Significherebbe tutto. Prima dobbiamo vincere due partite difficili, ma abbiamo ancora l’opportunità».
Oggi “casa” per Hojlund ha due volti. «La Danimarca lo sarà sempre. Ma ora anche l’Italia. Posso dire di avere due case». E Napoli, per il presente e per il futuro, è quella giusta.