Ha rifiutato la nazionale: Baggio, la verità sui Mondiali 2002 | Trapattoni tirato in ballo ingiustamente

Baggio (lapresse) - napolipiu-3
Una storia che sembrava una ferita aperta torna ora con tutta un’altra luce.
Nel cuore degli italiani c’è ancora quella domanda sospesa: perché Roberto Baggio non fu convocato per i Mondiali del 2002? In tanti, negli anni, hanno puntato il dito contro Giovanni Trapattoni, colpevole — secondo la narrazione popolare — di aver lasciato a casa l’ultimo vero artista del nostro calcio. Ma oggi, a distanza di oltre vent’anni, emerge un retroscena che ribalta completamente il quadro.
Il Divin Codino, reduce da una stagione travagliata con il Brescia, sembrava destinato a un ritorno romantico in azzurro. A marzo, un infortunio al ginocchio sembrava aver messo fine ai sogni mondiali.
Ma Baggio non mollò: si operò, si allenò, forzò i tempi. E tornò in campo nel finale di stagione, tra lo stupore e l’ovazione del pubblico. Il popolo voleva vederlo in Giappone. Ma il commissario tecnico aveva dei dubbi.
Non tanto tecnici, quanto legati alle condizioni fisiche. Baggio era un campione, ma non era al 100%. Convocarlo avrebbe significato rinunciare a un giocatore integro, pronto, utile fin da subito. Trapattoni, però, non chiuse mai completamente quella porta. Propose a Baggio una soluzione diversa, più prudente, ma potenzialmente risolutiva.
La proposta di Trapattoni
Fu un incontro privato, riservato, tra il CT, Baggio e il suo agente, Vittorio Petrone. Trapattoni offrì al fantasista la possibilità di partire con la squadra come 24º uomo, una riserva aggiuntiva, fuori lista ma pronto a subentrare in caso di infortunio dell’ultima ora, come consentito dal regolamento. Una tutela per il gruppo, un’opportunità per lui.
Ma Baggio disse no. Non volle sentirsi un’esclusione mascherata, un simbolo messo lì per far contenti i tifosi. Per orgoglio, per dignità, per coerenza, rifiutò l’offerta. Una decisione che oggi, alla luce dei fatti, assume un significato molto più umano e meno polemico. Trapattoni, dal canto suo, ha sempre portato rispetto e affetto nei confronti del numero 10. «Alla Juve con me giocava sempre. Non c’era nulla di personale. Ma io moralmente mi sento a posto», ha detto il tecnico.
Un Mondiale amaro per tutti
Il resto è storia. L’Italia, senza Baggio, affronta un Mondiale sfortunato e amaro. Agli ottavi, contro la Corea del Sud, l’arbitraggio di Byron Moreno fa infuriare il Paese intero. Gol annullati, rigori dubbi, espulsioni discutibili. «Con la moviola avremmo vinto noi. Anzi, forse avremmo vinto quel Mondiale», ha detto Trapattoni. E chissà, forse con Baggio in campo, qualcosa sarebbe andato diversamente.
Ma la verità è una sola: non fu Trapattoni a lasciare a casa Baggio, fu Baggio a non accettare un ruolo di secondo piano. Una scelta rispettabile, ma che oggi merita di essere raccontata per com’è. Senza miti, senza accuse, solo con il rispetto che si deve ai grandi.