IL RE DI NAPOLI: COME GIOACCHINO MURAT DIVENTÒ RE E SI FECE AMARE DAL POPOLO

Gioacchino Murat, divenne re di Napoli. La città visse una stagione di grande splendore, sotto la guida del cognato di Napoleone.

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Nei primi anni dell’Ottocento, Napoli visse una stagione di grande splendore. Artefice di questa rinascita Gioacchino Murat, il comandante francese messo sul trono dal cognato Napoleone.

Per tutto il XVIII secolo Napoli fu una delle città più popolose d’Europa, sfiorando i 300mila abitanti. Capitale del regno più esteso della Penisola, aveva progressivamente riacquistato la propria importanza economica e culturale con l’arrivo della nuova dinastia borbonica (1734).

Con il passare dei decenni, però, le tante innovazioni introdotte da Carlo di Borbone (1716-1788) cominciarono a non bastare. Ferdinando, che gli succedette nel 1759, non era della sua stessa pasta.

LA REPUBBLICA NAPOLETANA

Nel 1799, dopo quattro decenni di regno, Ferdinando fu detronizzato dal suo stesso popolo, che accolse con grande entusiasmo le truppe francesi entrate a Napoli.
Gli ideali rivoluzionari e repubblicani provenienti dalla Francia fecero breccia anche a Napoli, dove fu creata la Repubblica partenopea e abolita la monarchia. L’esperienza repubblicana, però, ebbe vita breve, soffocata dalle forze della controrivoluzione.

ARRIVA L’ARMATA DELLA SANTA FEDE

Ferdinando, fuggito in Sicilia, mise insieme un esercito di briganti e sbandati che dalla Calabria partì per abbattere la giovane Repubblica.

La chiamavano “Armata della Santa Fede”, forse per il fatto che era comandata da un cardinale, e riuscì ad avere successo perché le truppe francesi abbandonarono Napoli al suo destino.

Così la capitale del Sud venne riconquistata, la borghesia partenopea subì una durissima repressione e Ferdinando tornò sul trono (1800).

NAPOLI, IL DECENNIO FRANCESE

Nel 1806 Ferdinando fece l’errore di allearsi con i nemici di Napoleone, sperando di poter ottenere qualche vantaggio per il proprio regno.

Nel giro di pochi mesi, invece, fu obbligato a fuggire nuovamente in Sicilia perché la Grande Armata francese occupò tutta la parte peninsulare del Mezzogiorno.

Iniziava per Napoli e per tutto il Sud una nuova era, passata alla storia come “Decennio francese”.

Inizialmente Napoleone affidò il governo del Regno di Napoli a suo fratello Giuseppe. Nel 1808 Napoleone conquistò anche la Spagna, affidando il trono a  Giuseppe. L’imperatore si trovò a dover scegliere un nuovo sovrano per Napoli. Non ebbe dubbi su chi incoronare: Gioacchino Murat (1767-1815).

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CHI ERA GIOACCHINO MURAT?

Murat era figlio di un umile locandiere della campagna occitana, sarebbe dovuto diventare sacerdote. Dato il suo temperamento focoso, Murat si arruolò invece nella cavalleria francese, ma fu ben presto cacciato per le sue intemperanze.
Costretto a fare il cameriere per sopravvivere, si innamorò sin da subito degli ideali rivoluzionari che sbocciarono nel 1789. Il giovane Murat si avvicinò ai Giacobini e si arruolò nuovamente nell’esercito.

Scalò rapidamente le gerarchie militari grazie alle proprie doti personali: coraggioso, intelligente e carismatico sapeva come trascinare gli uomini che combattevano con lui.

Inoltre era un provetto cavallerizzo e uno spadaccino senza pari. Si circondava di belle donne e, vanesio, indossava spesso delle pacchiane uniformi “fuori ordinanza”. Quando nel 1795 conobbe Napoleone, se ne guadagnò sin da subito la simpatia.

NAPOLEONE, CAROLINA E IL REGNO DI NAPOLI

Murat diventò il comandante di cavalleria preferito da Bonaparte. Nel 1797 (durante la Prima campagna d’Italia) Gioacchino conobbe la sorella minore di Napoleone, Carolina.

I due si sposarono tre anni dopo, per amore e non solo. Gioacchino Murat, voleva diventare sovrano di un regno che fosse degno di questo nome. Nel 1808 gli si presentò la tanto agognata opportunità, quando si liberò il trono di Napoli all’interno dello scacchiere napoleonico.

AMORE A PRIMA VISTA

I napoletani si innamorarono subito del loro nuovo re, la nobiltà e il clero locale, invece, lo odiavano: sapevano che Murat avrebbe scosso lo status quo dalle fondamenta, portando la modernità rivoluzionaria anche in Italia Meridionale.

Gioacchino si dedicò alla riorganizzazione amministrativa. Abolì il  feudalesimo e i privilegi del clero. Supportò la rinascita del ceto medio partenopeo. L’organizzazione dello Stato fu razionalizzata, con la creazione di un’amministrazione periferica basata su dodici province e capace di funzionare efficacemente.

LA CONQUISTA DI CAPRI

Poco tempo dopo essere entrato a Napoli e avervi stabilito la propria sfarzosa corte, Gioacchino pensò di dar lustro alla sua nuova corona tentando un’audace impresa militare. L’isola di Capri, nel Golfo di Napoli, era in mano agli inglesi che con la loro Royal Navy spadroneggiavano nel Mediterraneo.

Per Murat questo era un affronto personale, che non poteva essere tollerato. Fu così che, senza l’approvazione del cognato, organizzò per suo conto una spedizione navale che culminò con la conquista napoletana di Capri.

Per vincere, Murat mise in campo una delle sue migliori doti, l’inventiva: per scalare le scogliere verticali dell’isola, infatti, ebbe l’idea di far montare delle scale sulle imbarcazioni delle proprie truppe.

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LA NAPOLI FRANCESE.

In tutta Napoli vennero costruite nuove opere architettoniche, molte delle quali sono ancora oggi visibili, come il famoso Ponte della Sanità.

Le istituzioni culturali della città furono rinnovate, così come il sistema viario.
Molte spese inutili furono tagliate, mentre si cercò di fare il possibile per migliorare le condizioni di vita del popolo.

Le periferie del Mezzogiorno, furono inserite all’interno di un nuovo sistema amministrativo ed economico che fece fiorire zone che per troppo tempo erano state improduttive.
L’esercito napoletano fu riorganizzato e ampliato sul modello francese, dopo le umiliazioni del 1806. Furono introdotti istituti giuridici come il divorzio, il matrimonio civile e l’adozione.

GIOACCHINO MURAT ERA COSI INNAMORATO DI NAPOLI CHE TRADÌ NAPOLEONE

Gioacchino Murat era così legato al proprio regno che, quando nel 1814 per Napoleone le cose si misero male, Murat decise di abbandonarlo pur di tenere Napoli.

Firmò un trattato di alleanza con l’Austria, tradendo platealmente il cognato. Napoleone fu confinato all’Elba e il Congresso di Vienna non lo rimosse dal trono di Napoli. Con il breve ritorno di Napoleone nel 1815, però, la situazione si ribaltò di nuovo.

Murat fece il passo più lungo della gamba e tentò di unificare tutta l’Italia sotto il proprio dominio. Occupò la parte centrale della penisola, ma poi fu duramente sconfitto dagli austriaci a Tolentino.

Era il 1815: sarebbe stato fucilato dai borbonici pochi mesi dopo, al termine di una fallimentare spedizione organizzata per riconquistare il trono. Il rinascimento partenopeo era finito, ma la modernità murattiana sarebbe rimasta per sempre a Napoli.

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