Figli del rione più duro di Napoli, i gioielli rossoblù tornano nella loro città.
Don Manganiello: «Il calcio tiene i ragazzi via dalla strada»
Nel Napoli c’è un solo napoletano, Lorenzo Insigne da Frattamaggiore. Nel Genoa (che ha tanti ragazzi campani nel vivaio) ce ne sono due: Armando Izzo e Rolando Mandragora. Entrambi ragazzi di Scampia prima che talenti del pallone. L’esempio di come partendo da uno dei quartieri più popolari e difficili di Napoli, si possa arrivare in Serie A.
TUTTI AL SAN PAOLO Izzo è l’orgoglio del quartiere perché è nato e cresciuto a Scampia mentre Mandragora ha iniziato a giocare a calcio a Ponticelli perché la famiglia (compreso lo zio Bruno
che allena il Neapolis in D) è di quella zona.
Domani al San Paolo parenti e amici di Mandragora saranno un piccolo esercito, capitanato dall’agente del giocatore Vincenzo Pisacane. La speranza è che Rolando possa giocare qualche minuto nel tempio di Fuorigrotta («Andavo allo stadio con papà, in curva A o nei distinti. Entrare al San Paolo da giocatore è un dono del cielo e un sogno che si avvera».
Izzo, invece, potrebbe partire t itolare nella retroguardia di Gasperini. Lui a Scampia è di casa, ci torna spesso e volentieri. Armando è nato nel Lotto G. Grazie al suo talento, ed all’agente Paolo Palermo, è diventato grande in fretta, ma ha iniziato nell’Arci Scampia del presidente Antonio Piccolo. Che racconta: «Il papà di Armando, che oggi non c’è più, credeva tantissimo nel figlio. Mi chiedeva sempre se sarebbe arrivato in Serie A. Izzo ha sempre avuto qualcosa in più, quella fame che è tipica dei ragazzi di Scampia. Quando è venuto qui per Natale abbiamo organizzato una grande festa. Intanto, con il premio di preparazione per l’esordio in A, potremo migliorare il centro sportivo».