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Sono tornati. O forse, non se ne erano mai davvero andati. Il Napoli campione d’Italia riscopre la sua identità più autentica e lo fa partendo da ciò che lo aveva reso la squadra più forte d’Europa, almeno nei cinque principali campionati: la difesa. Come scrive Antonio Giordano sulla Gazzetta dello Sport, i 180 minuti di Riad contro Milan e Bologna sono stati una dichiarazione d’intenti: zero gol subiti, due vittorie nette e un trofeo portato a casa quasi senza soffrire.
Nella semifinale contro il Milan e nella finale contro il Bologna, il Napoli ha blindato la propria area con una naturalezza disarmante. Un ritorno alle origini che, sottolinea ancora Antonio Giordano sulla Gazzetta dello Sport, richiama la stagione passata, chiusa con appena 27 reti subite in 38 partite, miglior difesa nei top cinque campionati europei. Un muro che permetteva agli azzurri di controllare le gare, aspettare il momento giusto e colpire.
La squadra è rimasta quasi immutata, ma con qualche aggiustamento. In porta, Milinković-Savić ha raccolto l’eredità di Meret senza sbavature, risultando decisivo anche dagli undici metri. Ma al di là dei singoli, ciò che colpisce – come evidenzia la Gazzetta dello Sport – è la sensazione che il Napoli sappia sempre cosa fare per frenare gli avversari: alzare il muro, chiudere gli spazi, difendere con ordine e personalità.
La fase difensiva, però, non è stata sempre così lineare nel corso dei primi mesi. Antonio Giordano sulla Gazzetta dello Sport ricorda come, dopo un avvio incoraggiante con clean sheet contro Sassuolo e Cagliari, quella solidità sia sembrata a tratti un’illusione. In campionato il Napoli è riuscito a non subire gol solo in poche altre occasioni, oltre a due partite di Champions, mostrando un volto meno sicuro e più vulnerabile.
Le difficoltà non sono mancate. Infortuni pesanti – da Rrahmani a Meret, passando per Olivera, Gutiérrez e Spinazzola sulla corsia sinistra – hanno inciso sull’equilibrio, così come i problemi evidenziati in trasferta. Eppure, nonostante tutto, il Napoli si ritrova oggi al terzo posto, in una posizione privilegiata per continuare a guardare lo scudetto da vicino, come rimarca ancora Antonio Giordano sulla Gazzetta dello Sport.
Se si prova a dividere la stagione in fasi, il miglior Napoli resta quello iniziale. Anche lì, però, qualche segnale era emerso, come nel 3-2 casalingo contro il Pisa, figlio più di un calo di concentrazione che di reali difficoltà. Le tre gare consecutive senza subire gol – contro Lecce, Como ed Eintracht Francoforte in Champions – restano un piccolo primato, tre notti tranquille in un percorso spesso agitato.
Il momento più complicato, invece, è stato a inizio ottobre. Il 6-2 subito dal PSV ha lasciato cicatrici profonde, mentre in Serie A si sono viste sei partite difensivamente imperfette, sufficienti ad alimentare fantasmi che ancora oggi riaffiorano. Ma la Supercoppa ha restituito certezze.
In mezzo a tutto questo, c’è un leader che non si discute. Giovanni Di Lorenzo, come sottolinea la Gazzetta dello Sport, non ha saltato praticamente un minuto in campionato: sempre titolare, sempre in campo per 90 minuti più recupero. L’unica vera assenza è arrivata per l’espulsione di Manchester, che gli ha tolto 69 minuti e una presenza europea. Per il resto, Di Lorenzo è rimasto lì, anche nei giorni più difficili dal punto di vista fisico, soffrendo in silenzio ma senza mai tirarsi indietro.
E poi c’è il cemento armato della difesa azzurra: Amir Rrahmani. A quattro, a tre o a cinque, il riferimento resta lui. Dieci partite saltate sono tante, forse troppe, per un difensore della sua statura, ma quando c’è la sua presenza cambia tutto. Lo ribadisce Antonio Giordano sulla Gazzetta dello Sport: Rrahmani è il muro, il punto fermo attorno a cui ruota l’intero sistema difensivo.
Dall’Arabia, dunque, non è tornata solo una Supercoppa. È tornata la sensazione di invincibilità difensiva che aveva esaltato Antonio Conte e che ora rappresenta di nuovo la base su cui costruire il finale di stagione. Il bunker azzurro è di nuovo chiuso. E per gli avversari, abbatterlo torna a essere un’impresa.