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Stavolta le parole sono pietre. Come racconta Vincenzo D’Angelo sulla Gazzetta dello Sport, Antonio Conte ha abbandonato ogni diplomazia dopo il ko di Bologna, puntando il dito contro se stesso e il gruppo. «Quando le cose non funzionano, bisogna prendersi le proprie responsabilità. Io sono il primo responsabile, ma non posso più proteggere nessuno», ha dichiarato. L’immagine usata dal tecnico – «non voglio accompagnare dei morti» – è diventata la metafora di un malessere profondo.
Il tecnico non si è limitato a una normale analisi post-partita. Ha parlato di assenza di cuore, fame e spirito, accusando la squadra di pensare solo «al proprio orticello». «Se abbiamo perso cinque gare, qualcosa non sta andando nel verso giusto. Non vedo alchimia, ognuno pensa al proprio problema. Dobbiamo ritrovare energia e cattiveria. Fare il “compitino” non basta quando si gioca in un club con altissime aspettative», ha ribadito Conte in conferenza stampa, come riportato da D’Angelo sulla Gazzetta dello Sport.
Il tecnico ha poi allargato il discorso al passato recente: «Non bisogna dimenticare che dopo il terzo scudetto il Napoli arrivò decimo. Non mi pare che quell’esperienza sia servita da lezione. L’anno scorso abbiamo fatto qualcosa di straordinario, ma ora dobbiamo chiederci se abbiamo ancora entusiasmo e voglia, o se ci stiamo crogiolando nei ricordi».
La tensione è palpabile. Conte ha ammesso di non essere riuscito, in quattro mesi, a entrare «nei cuori e nelle teste dei giocatori». Un’autocritica sincera, ma anche una richiesta d’aiuto rivolta al club: «Ne parlerò con la società, deve sapere tutto. Posso cambiare modulo, tattica o sistema, ma i trapianti di cuore non si possono fare. Se manca il cuore, tutto diventa difficile».
Come sottolinea D’Angelo sulla Gazzetta dello Sport, il problema non è fisico né tecnico: è psicologico e identitario. Il Napoli ha smarrito lo spirito che lo aveva condotto allo scudetto. «Il Bologna aveva più energia e più voglia – ha aggiunto Conte –. Noi ci siamo sciolti alla prima difficoltà. Dobbiamo riflettere, perché la quinta sconfitta in stagione è un segnale grave. Non possiamo permetterci di continuare così».
La pausa arriva al momento giusto per provare a ritrovare anima e convinzione, ma serviranno risposte forti. Il messaggio di Conte è chiaro: il tempo delle giustificazioni è finito.