Galliani, Murdoch e il re della Lazio: ecco la Spectre del Pallone Unico

Così Murdoch fu spinto al patto dei monopolisti

Ecco cosa scrive il “fatto quotidiano”

LA PARTITA
Galliani in disparte, tratta Lotito. Per fare l’accordo, i presidenti prendono meno. Cologno cede qualcosa, perché i rivali vanno dal premier

Il patto sui diritti televisivi per un triennio di campionato di calcio siglato lo scorso giugno – un inciucio da professionisti che accontentava Mediaset e non scontentava l’onnivora Sky – non l’hanno mai smentito. Anzi, la Lega di A e il mediatore Infront se ne vantavano.

E il sensale Claudio Lotito, spedito a trattare su mandato di Adriano Galliani, pervaso da un inusuale imbarazzo (il conflitto d’interessi), ha celebrato se stesso e preparato lo scacchiere per imporre Carlo Tavecchio in Ferdercalcio.

Quel bando di gara, disegnato da Infront per perpetuare la convivenza dei monopolisti, diviene presto farsa perché le buste, vidimate dai notai, contengono un responso che sfavorisce Mediaset.

Allora il calcio ha scelto il compromesso: uno sfacciato pattofra le televisioni, sotto la regia di Infront. Adesso i sospetti li mette in ordine l’Autorità di garanzia che vigila sul mercato.

Quell’asta da tre miliardi di euro in tre stagioni, fonte di salvezzaper gli squattrinati presidenti di serie A disposti a ridurre gli introiti pur di non alterare l’equilibrio fra le famiglie Berlusconi e Murdoch, non è stata corretta.

L’Autorità s’è presa un anno di tempo per completare l’istruttoria e valutare le sanzioni pecuniarie; soltanto la Lega Calcio, più che condizionata da Infront, può cancellare l’asse – gnazione e ripristinare la concorrenza.
Ma col rischio di asfissiare le società che aspettano, entro l’estate per la campagna acquisti, la prima rata da 945 milioni di euro.

Giugno 2014, contese legali e trucchi:

Nasce l’accordo. Il patto viene sancito sul finire di giugno, epilogo di un mese di tensioni, timori di collasso di un sistema che Infront di Marco Bogarelli , un uomo d’affari con laurea in Bocconi e di relazioni internazionali, molto legato a Galliani e già consigliere di Milan Channel, forgia e tutela da sei anni.

Dal 2008. Quando Infront Italia, costola di una multinazionale con al vertice Philippe Blatter (nipote di Joseph, sovrano del pallone mondiale in Fifa) s’aggiudica la commessa per vendere le immagini del campionato a scapito di Rothschild e Mediobanca.

 Bogarelli rimedia con una proposta indecente:

A Cologno Monzese non sono sprovveduti, iniziano a baccagliare, a invocare i regolamenti, la legge Melandri. Strepitano: non potete consegnare il calcio italiano a Murdoch, l’operatore unico è illegittimo. Infront asseconda le richieste di Mediaset, Bogarelli innesca le trame.

Oltre ai diritti tv, Infront gestisce il marchio di decine di società (Inter, Milan, Udinese, Genoa, Lazio) e grazie ai sodali Tavecchio&Lotito anche la Nazionale.

Il Biscione e la sub-licenza in favore dei rivali
Il 23 giugno, giorno di riunione in Lega, a palazzo Chigi sfilano l’amministratore delegato A ndrea Zappia e il presidente J ames Murdoch. Con le parti distanti e in assetto di guerra, per Infront è un giochetto proporre il patto: a ciascuno il suo, a Sky il satellite con un prezzo calmierato (572 milioni), a Mediaset il digitale per 373.

E il pacchetto meno ambito (D), che spetta al Biscione, viene girato a Sky in sub-licenza. I presidenti, gabbati, incassano 2,9 miliardi anziché i 3,3 favoleggiati da Bogarelli.

L’Agcom e l’Antitrust ratificano. Tutti tacciono.

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