Il retroscena: da amici inseparabili a rivali per una notte
Notizie calcio Napoli. Antonio Conte e Roberto D’Aversa sono molto più che semplici colleghi: sono amici, anzi, quasi fratelli. Eppure, domenica, al Castellani di Empoli, si affronteranno da avversari in una partita che metterà alla prova un legame di oltre quindici anni. Empoli-Napoli non sarà solo una sfida importante per la classifica, ma anche un confronto personale tra due tecnici che si conoscono nel profondo.
Amici nella vita, ora si ritroveranno su fronti opposti. Conte, alla guida del Napoli, sta cercando di alimentare il sogno dei partenopei, mentre D’Aversa è chiamato a tenere l’Empoli lontano dalla zona bassa della classifica. “Non c’è amicizia che tenga“, dicono i due, perché domenica sarà battaglia vera, come già accaduto in un Parma-Inter del 2021, l’ultima volta in cui si sono trovati faccia a faccia su una panchina.
Un legame indissolubile, anche oltre il calcio
Conte e D’Aversa sono amici da molti anni, con famiglie legate da un rapporto profondo. Vivono le vacanze insieme, condividono viaggi, come quello in Madagascar, e passano le estati a Pescara.
Antonio è addirittura il padrino di Sofia, la terza figlia di Roberto, un ruolo che testimonia l’intensità del loro legame. Le mogli, Elisabetta e Claudia, sono amiche inseparabili fin dai tempi di Siena, quando D’Aversa giocava e Conte era il vice di Gigi Di Canio.
Ma quando si scende in campo, tutto cambia. “Ci sono due momenti dell’anno in cui non andiamo d’accordo: quando ci affrontiamo sul campo“, ha dichiarato D’Aversa, e il duello di domenica non farà eccezione. Nonostante la stima reciproca, per novanta minuti più recupero sarà solo una questione di risultato.
Lo stesso approccio al calcio, due destini incrociati
Sul campo, Conte e D’Aversa condividono un approccio simile. Entrambi sono maniaci del dettaglio, dei veri “martelli” che non danno tregua ai propri giocatori.
Nessuno dei due crede nel possesso di palla fine a sé stesso, ma piuttosto in un calcio concreto e diretto. Ecco perché, nonostante le loro carriere abbiano preso strade diverse, i due tecnici si somigliano anche nei metodi di lavoro.
E anche nel vestire in panchina: sempre in scuro, come se anche l’abbigliamento rispecchiasse la loro serietà e determinazione. Domenica, però, l’abbigliamento sarà l’unico aspetto in cui si somiglieranno. Perché, per novanta minuti, il campo sarà il loro terreno di battaglia, e l’amicizia sarà solo un ricordo da riprendere dopo il fischio finale.