Conferenza stampa negata, convocazioni video e difficoltà con la lingua: il debutto da incubo di Roberto Mancini

Debutto da incubo per Roberto Mancini, ex ct della Nazionale italiana, e ora nuovo allenatore dell’Arabia Saudita.

Nel suo esordio come allenatore dell’Arabia Saudita, Roberto Mancini ha vissuto una serata da dimenticare. L’ex commissario tecnico dell’Italia ha dovuto affrontare una serie di sfide, dalle convocazioni basate sui video all’ostacolo della comunicazione in campo. Inoltre, una decisione inaspettata ha contribuito ad aggiungere ulteriori complicazioni alla sua nuova avventura.

Ad analizzare il debutto sfortunato di Mancini sulla panchina dell’Arabia Saudita è stato Maurizio Crosetti su La Repubblica. La squadra ha subito una sconfitta per 3-1 contro il Costa Rica in una partita amichevole tenutasi in uno stadio praticamente deserto a Newcastle. La delusione si leggeva chiaramente sul volto di Mancini, e il percorso dell’allenatore italiano in Arabia Saudita è iniziato con il piede sbagliato. Sarà necessario del tempo per conquistare il cuore dei sauditi, ma la strada si prospetta impegnativa.

Il percorso di Roberto Mancini alla guida dell’Arabia Saudita comincia in salita

Un aspetto particolarmente complicato di questa nuova avventura è stato il processo di selezione dei giocatori. Le convocazioni sono state effettuate utilizzando video dei calciatori, una situazione molto diversa rispetto al tradizionale scouting e alla conoscenza diretta dei giocatori. Mancini ha avuto solo due settimane per adattarsi a questa realtà, il che ha reso il suo compito ancora più arduo.

Un altro ostacolo significativo è stato rappresentato dalla lingua. Mancini ha dovuto fare affidamento su un interprete per comunicare con i suoi giocatori, spiegando le indicazioni in inglese, che venivano poi tradotte in arabo. Questo ha creato un ‘balletto’ di parole, gesti, segni e grida, rendendo la comunicazione sul campo un vero e proprio enigma.

“Le convocazioni erano state fatte utilizzando i filmati, Mancini non poteva combinare di più in questa strana giostra dall’Italia a Riad, due settimane per cambiare vita, destino e soprattutto materiale a disposizione. Il pane è duro e l’eroe di Wembley dovrà masticarlo a lungo, anche se l’ingrato esercizio gli viene pagato a peso d’oro. Tutto è subito complicato, contorto e lontano. Capirsi, intanto. Dirigere. Roberto Mancini si avvale di una specie di interprete al quale spiega le indicazioni in inglese, e costui le traduce in arabo ai giocatori. Tra allenatore e portavoce è un balletto di frasi, gesti, segni e grida che si sovrappongono, un grammelot, anche se il linguaggio del corpo dice più delle voci. Mancini sbuffa, dà segni di disappunto. Si volta verso la panchina come per chiedere conforto. Dopo il secondo gol del Costa Rica, non troppo diverso dal primo, due colpi di testa in solitudine, il nostro ex ct fa segno con le due dita e chiede: «Due gol così, ma come si fa?»”.

Mancini in Arabia Saudita: conferenza Stampa negata

Un colpo ancora più inaspettato è stato l’annuncio che la conferenza stampa post-partita non sarebbe stata autorizzata. Una decisione che ha reso il distacco di Mancini dalla sua precedente esperienza con la nazionale italiana ancora più evidente.

“Il governo saudita non ha previsto stasera conferenza stampa’ precisa un addetto del club in impeccabile divisa, prima che la partita cominci. Quant’è lontano, il Mancio, da Skopje e dagli azzurri in questo momento, mentre la partita ricomincia e lui deve sistemare un po’ i suoi Green Falcons, invero abbastanza spelacchiati. Lo aiutano i fedelissimi Lombardo e Salsano”.

In conclusione, il debutto di Roberto Mancini con l’Arabia Saudita si è trasformato in un incubo caratterizzato da sfide impreviste, dalla comunicazione complicata alle convocazioni basate sui video, fino alla conferenza stampa negata. Il Mancio dovrà superare molte difficoltà per raggiungere il successo in questa nuova avventura nel mondo del calcio saudita.

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