Aurelio De Laurentiis torna sulla vicenda di Luciano Spalletti, diventato il nuovo commissario tecnico della Nazionale di calcio italiana.
Notizie Calcio Napoli – Il presidente del Napoli parla di Luciano Spalletti e della scelta di diventare Ct della Nazionale italiana di calcio.
“Ne stanno discutendo gli avvocati e io non m’intrometto”, taglia corto De Laurentiis. E se gli poni il dubbio che l’addio di Mancini alla Federazione e l’ingaggio di Spalletti non siano maturati in un lampo agostano, allarga le braccia. “Spalletti mi disse: ‘ Sono molto stanco, ho bisogno di un periodo sabbatico per coltivare la terra’. Perciò lo lasciai andare. Però quel che gli passava per la testa lo sa solo lui”.
In una intervista a tutto tondo su Il Foglio, si parla anche di Napoli e del Cinema. “L’aveva già vissuta mentre giravano La mazzetta e un contrabbandiere gli concesse una prova sul potente motoscafo blu. Intanto litigava con Nino Manfredi per avere – Aurelio – affidato le musiche del film a un semisconosciuto guaglione: Pino Daniele. (Sarebbe accaduto lo stesso con i tifosi all’acquisto del coreano Kim nella stagione scorsa).
“Il passaggio dal cinema al calcio non è stato difficile né traumatico ma interessante, e quando le cose sono interessanti diventano anche facili”, sostiene De Laurentiis.
“Ho avuto la fortuna di fare la gavetta in una famiglia che mi ha permesso di conoscere tutte le componenti dell’industria dell’audiovisivo, di diventare imprenditore e acquisire coraggio, perciò quando ho preso il Napoli ero convinto che avrei imparato velocemente i nuovi meccanismi”.
Poi aggiunge: “A casa non lo viziavano: aveva frequentato il liceo scientifico statale Augusto Righi e ricorda con sollievo “l’uscita dall’epoca canterina dei nostri genitori con la scoperta dei Beatles e dei Rolling Stones”, solo che quando scoprirono che aveva comprato di nascosto un motorino 50 cc lo misero un anno in collegio. “Per noi le due ruote erano un inno alla libertà, l’uscita dalle mura domestiche. A 15 anni dovevamo ritirarci a mezzanotte e se tiravamo tardi le mamme ci aspettavano con la ciabatta in mano. Eppure la mia generazione ebbe coscienza di vivere un periodo straordinario. Oggi i ragazzi sono apparentemente più adulti perché iperconnessi al mondo virtuale, ma più timidi, e più ignoranti. E’ difficile appassionarli a un romanzo o a un film. Giorni fa ho provato coi miei nipoti e i loro amici proiettando Apocalypto di Mel Gibson, che avrò visto quindici volte, ma neppure un’opera così forte li ha coinvolti più di tanto”.