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De Laurentiis al Corriere: ” Puo’ essere l’anno del Napoli, il riscatto può venire dal calcio”

Lunga intervista di De Laurentiis al Corriere. Il presidente del Napoli tocca molti temi e spazia dal cinema alla politica passando per Napoli e  il Napoli.

VENEZIA- De Laurentiis al Corriere della sera: «Napoli cerca un riscatto che può venire dal calcio Investirò su pasta e gelato»

Aurelio De Laurentiis è nel capoluogo veneto per la tradizionale mostra del cinema. Il patron del Napoli ha rilasciato una lunga intervista al corriere della sera.

Lei si sente romano o napoletano?

«Napoletano. Il più bel ricordo d’infanzia è il ragù con cui la nonna condiva le candele o gli ziti fumanti»

Romana era sua madre.

«Papà Luigi aveva tre lauree, parlava il russo ed il bulgaro, e all’ambasciata italiana a Sofia conobbe mamma. Era diventato, negli Anni 30 in Bulgaria, un editore di successo e tutti i guadagni li investiva in carta, per stampare sempre di più. All’arrivo dell’Armata Rossa i depositi di carta saltarono in aria. Durante la guerra mia madre si rifugiò nel palazzo di famiglia a Grisciano, una frazione di Accumoli, che ora è crollato con il terremoto. Ci andavo anch’io, da bambino: ricordo sulla Salaria la grande scritta DUX che era rimasta sulla montagna. Papà passò la linea gotica e portò mamma a Venezia, dove in una pensione al Lido nacque mia sorella Marina, in cucina: la stanza più calda».

Cosa pensa di Benigni?

«Straordinaria eleganza poetica; ma al cinema manca da molto tempo. Ripetersi dopo La vita è bella è dura. Anche se credo che ora ci proverà».

Sorrentino?

«Un letterato del cinema».

Checco Zalone?

«Bravissimo. Ha capito l’Italia di oggi. Ma guardi che l’avevamo fatto anche noi, a partire dalle prime Vacanze di Natale, 35 anni fa».

I famigerati cinepattoni.

«Che facevano satira sull’edonismo craxiano e su quello berlusconiano, senza che lo spettatore se ne accorgesse».

Cosa pensa di Berlusconi?

«Lo conobbi a Venezia, era il 1978. Portava i capelli lunghi e gli stivaletti coi tacchi, in mezzo a intellettuali che avevano mangiato un manico di scopa. Mi fu subito simpatico».

L’ha votato?

«Una sera, andando a Parigi, passai da casa sua ad Arcore. Disse: “Mi vogliono levare tutto; scendo in politica”. Risposi che era matto, che avrebbe fatto meglio a vendere e trasferirsi in America, comprare magari la Mgm. Qualche mese dopo andai con Enrico Vanzina a vedere la presentazione di Forza Italia alla Fiera di Roma: un genio. Ma neppure lui è riuscito a cambiare l’Italia».

De Magistris com’è?

«Con un miliardo e 700 milioni di deficit all’anno, fa quello che può. A Napoli e a Roma ci vorrebbe un Marchionne. Un grande manager, altro che un sindaco»

Nel calcio sarà l’anno del Napoli?

«Ogni anno può esserlo».

Con Higuain vi siete perdonati?

«Non ho nulla da farmi perdonare. Higuain fu una mia intuizione. Al Real stava spesso in panchina. Lo pagai 38 milioni. Napoli gli ha dato moltissimo. È una città che ha un grande bisogno di amare. Autolesionista, incapace di vedere la verità. Sottomessa da secoli, sempre alla ricerca di un riscatto legato a qualcosa di impossibile; che diventa possibile con il calcio».

Lei è il nuovo capo del marketing della Lega europea. Come mai?

«Il marketing per me è la liason tra il fruitore e il prodotto. Il mio committente è il pubblico. Il poeta ha la voce, il letterato la carta; il film è un’opera dell’ingegno che si realizza attraverso un processo industriale, cui lavorano centinaia di persone. Deve rispondere a regole di mercato. I film che mi sarebbe piaciuto fare non li avrebbe visti nessuno».

Lei è forse l’unico produttore al mondo ad aver avuto una sola moglie.

«Perché sono molto innamorato di lei. Da 43 anni. Anche se noi uomini non capiremo mai una donna sino in fondo».

Lei però ha fama di uomo rude.

«In realtà sono un romantico. Una volta un regista chiese a mio padre: “Ma perché Aurelio è sempre incazzato, sgradevole, duro?”. Lui rispose: “Vedi, tu non hai capito che, quando Aurelio manda qualcuno a fare in culo, si realizza”».

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