Da rivale di Sinner a 254° al mondo: si ritira da un torneo con una scusa | Era fortemente depresso

Sinner (larepubblica) - napolipiu

Sinner (larepubblica) - napolipiu

Una carriera promettente, una sfida memorabile contro Sinner, poi il silenzio. Dietro il crollo in classifica, una verità che nessuno conosceva.

Jannik Sinner corre, vince, convince. È il volto pulito del tennis mondiale, l’atleta che tutti ammirano, il professionista esemplare che sembra non sbagliare nulla. In campo è ghiaccio e fiamme, un mix di talento e determinazione che lo ha proiettato ai vertici del ranking ATP. Ma ogni grande carriera, ogni grande successo, spesso si riflette in altre storie: quelle degli avversari che, per un motivo o per un altro, non ce l’hanno fatta.

C’è un match in particolare che, rivedendolo oggi, assume un sapore diverso. Era il 2023, torneo di Miami. Un incontro tiratissimo, chiuso solo al terzo set.

Sinner era ancora in ascesa, il suo avversario invece sembrava pronto per spiccare il volo. E invece da lì in poi è cominciato un silenzio lungo mesi.

Chi lo seguiva da vicino si è accorto del calo, della classifica che crollava, dei forfait inspiegabili. Una presunta influenza intestinale, un ritiro improvviso, un’assenza prolungata dai campi. Nessuno però, in quel momento, sapeva davvero cosa stesse accadendo.

Il crollo invisibile

Oggi, a distanza di tempo, la verità viene finalmente a galla. Non si trattava di un malessere fisico. Non c’erano infortuni muscolari, né problemi tecnici. C’era qualcosa di più profondo. Qualcosa che nello sport professionistico – e non solo – spesso si tende a nascondere: la salute mentale.

“Mi sono chiesto se volessi davvero vivere”, racconta il protagonista di questa vicenda in un’intervista all’ATP Tour, che lascia poco spazio all’immaginazione. Parole forti, crude, che descrivono con precisione chirurgica l’inizio del baratro. Il momento preciso in cui la mente ha smesso di collaborare con il corpo. Poi, il ricordo più forte: “Tre anni fa a Miami ebbi il mio primo vero attacco di panico. Non riuscivo a respirare. La mia mente era impazzita. E pochi giorni dopo giocai contro Sinner. Lo portai al terzo set, ma nessuno poteva immaginare cosa stavo vivendo”.

Sinner (LaPresse) - napolipiu
Sinner (LaPresse) – napolipiu

Il coraggio di parlare

Il tennista in questione è Emil Ruusuvuori, oggi precipitato oltre la 250ª posizione nel ranking mondiale. Dopo quel torneo, ha lasciato il circuito per oltre quattro mesi, ritirandosi da Montreal con una scusa. “Dicevo che avevo un virus intestinale, in realtà non riuscivo più a reggere nulla. Avevo paura. E soprattutto vergogna. Parlare di problemi mentali, da sportivo, significava mostrarsi debole. Ma non è così. La vulnerabilità è umana”.

Il racconto è toccante, ma anche un monito. Il tennis, come la vita, non è solo una questione di punteggio. E mentre Sinner continua la sua corsa verso la gloria, Emil ha trovato la forza di fermarsi. Di parlare. E forse, di ripartire. Non per vincere, ma per vivere.