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Il sogno del secondo scudetto consecutivo a Napoli, storicamente, è stato un incubo. Come ricorda Massimiliano Gallo sul Corriere dello Sport, ogni volta che gli azzurri hanno provato a ripetersi, sono arrivate stagioni dolorose. Nel 1988, il Napoli più spettacolare di Maradona – quello con Diego, Giordano e Careca – si sciolse tra conflitti interni con Ottavio Bianchi e la pressione esterna della corazzata milanista di Sacchi. Nel 1991, dopo il secondo tricolore, la squadra di Ferlaino visse la stagione del disfacimento: Maradona schiacciato dalle sue dipendenze, Moggi che lasciava la nave, Tangentopoli alle porte. Un ciclo finito con un ottavo posto e l’inizio di un lungo oblio.
Come sottolinea ancora il Corriere dello Sport nell’analisi di Gallo, è andata persino peggio due anni fa, dopo il terzo scudetto. De Laurentiis, prigioniero dell’euforia, sottovalutò l’apporto di Spalletti e Giuntoli, alternando tre allenatori fino al ritorno di Mazzarri. Risultato: decimo posto e un futuro che sembrava compromesso, prima del rinsavimento presidenziale e dell’arrivo di Antonio Conte.
E proprio Conte sa bene quanto sia difficile rivincere. «Lo ha fatto solo alla Juventus – ricorda Gallo sul Corriere dello Sport – con tre scudetti di fila. Al Chelsea, dopo la Premier, arrivò quinto. All’Inter salutò subito dopo il titolo. E lo scorso anno a Napoli si è preso una rivincita che vale una vita intera». Ora per il tecnico azzurro inizia un quarto tentativo: il bis con il Napoli.
Conte, che ha capito perfettamente la città, non si nasconde. Alla domanda sulla “sofferenza” dell’ultima stagione, ha sbottato: «Il Napoli ha sofferto l’anno scorso? E allora due anni fa si è morti? Abbiamo vinto lo scudetto facendo grandissime cose, se per voi è sofferenza, allora alzo le mani e mi ritiro. L’ambiente non può stare con noi se vinciamo e contro di noi se perdiamo, sarebbe troppo facile». Parole che, come scrive Massimiliano Gallo sul Corriere dello Sport, rappresentano un manifesto: la versione contemporanea di ’cca nisciuno è fesso.
Il tecnico è consapevole: lo attende una delle sfide più complesse della sua carriera. Un mercato che, nel calcio italiano delle dilazioni e dei “pagherò”, resta comunque di primo piano. Un presidente che da lui pretende molto, soprattutto in Europa. E la responsabilità di provare a riuscire laddove persino Maradona fallì: confermarsi. Conte lo sa bene: non è uomo da annate in carrozza. Mai lo sarà.