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De Laurentiis e Conte - fonte LaPresse - Napolipiu
Aurelio De Laurentiis torna a parlare del futuro dello stadio Maradona, e come sempre lo fa senza giri di parole. Dal palco del Football Business Forum organizzato all’Università Bocconi, il presidente del Napoli ha rilanciato l’attacco contro burocrazia, politica e disparità economiche con i club europei.
Come riporta Davide Palliggiano sul Corriere dello Sport, De Laurentiis ha denunciato i tempi e i costi insostenibili di una ristrutturazione: «Per rifare il Maradona servirebbero sei anni, dovremmo giocare il campionato con i lavori in corso e affrontare un impatto economico non trascurabile».
Il nodo con il Comune resta il medesimo: De Laurentiis vuole costruire un nuovo stadio, mentre Palazzo San Giacomo spinge per la ristrutturazione dell’impianto di Fuorigrotta in vista di Euro 2032. «Nel frattempo – ha aggiunto – Milan e Inter incassano 14 milioni a serata in Champions, noi nel cesso del Maradona arriviamo a 3. Poi mi chiedono di essere competitivo».
Il sogno di un nuovo stadio
Nel suo intervento, definito da Palliggiano sul Corriere dello Sport come «un fiume in piena», il patron azzurro ha illustrato la sua visione: «Servono 30 ettari dentro la città per costruire un impianto moderno. Vorrei uno stadio da 70mila posti, con 100 skybox e 8mila parcheggi. È una balla che la gente venga con i mezzi pubblici: i tifosi vogliono arrivare in macchina».
De Laurentiis ha citato come esempio l’esperienza dell’Arsenal e dell’Emirates Stadium: «Nel 2013 visitai Londra. Lì la città ha permesso al club di costruire case attorno allo stadio per rientrare dell’investimento. Così i Gunners restano al top da quindici anni pur senza vincere la Premier».
Il paragone con il PSG e l’attacco alla politica
Il tema infrastrutturale, scrive ancora Davide Palliggiano sul Corriere dello Sport, resta centrale. Per De Laurentiis, l’impianto di Fuorigrotta, nonostante i lavori del 2019 per le Universiadi, rappresenta un freno economico e sportivo: «Il Maradona è un semicesso. Paghiamo quanto il PSG al Comune di Parigi, ma loro hanno l’esclusiva del Parco dei Principi e incassano più di 100 milioni l’anno. Noi otteniamo l’impianto il giorno prima e dobbiamo riconsegnarlo pulito il giorno dopo».
Un attacco durissimo anche alla politica italiana: «C’è la pista d’atletica, un fossato che allontana i tifosi e un handicap ancora più grande: i politici, diventati i veri nemici del calcio. Se capissero che esistono 25 milioni di potenziali elettori, cambierebbero atteggiamento».
L’allarme sul futuro del calcio
Come sottolinea Palliggiano sul Corriere dello Sport, De Laurentiis ha poi allargato il discorso al sistema globale, avvertendo i vertici UEFA e FIFA: «Il signor Ceferin e il signor Infantino devono stare attenti. Stanno distruggendo i campionati nazionali. Abbiamo calciatori che paghiamo noi, che si spaccano in nazionale e non vengono rimborsati. Se continua così, tra cinque o sei anni resteranno solo Milan, Inter, Juventus, Napoli e Roma».
Un mix di denuncia e visione, quello del presidente del Napoli, che chiude con un monito amaro: «Ma allora che costruiamo a fare nuovi stadi, se poi il sistema sta per crollare?».