Coronavirus e Sport la storia di Angela Procida: “lo combatto come ho fatto in tutta la mia vita”

Angela Procida, una vita per lo sport non si arrende nemmeno difronte al coronavirus. L’atleta  paralimpica racconta la sua storia.

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NAPOLI. Il Coronavirus ha colpito anche lo sport. Molti atleti hanno visto il loro sogno infrangersi grazie a questo nemico invisibile che sta mietendo vittime in tutto il mondo.

Il giornalista Donato Martucci, sulle pagine del Corriere del mezzogiorno ha raccontato la storia di Angela Procida, 18enne di Castellammare di Stabia.

Il modo di guardare alla vita l’hanno accompagnata a superare le grandi difficoltà. A cinque anni si è trovata a convivere con una carrozzina dopo un incidente stradale in cui hanno perso la vita il papà e la sorella.

Ma Angela Procida, non si è data per vinta, nonostante abbia perso l’uso delle gambe e gli affetti più cari. Ha affrontato tutto con il sorriso e la sua grande voglia di vivere.

E soprattutto il nuoto le ha dato la spinta giusta. Bracciata dopo bracciata ha addirittura conquistato il pass olimpico per Tokyo con un argento ai mondiali di Londra nei 50 dorso (oltreaun bronzo nei 100 dorso).

E ora poco importa se la manifestazione sia stata rinviata di un anno per l’emergenza del coronavirus:

«Sono più tranquilla da quando hanno deciso il rinvio: hanno fatto la cosa giusta e posso preparami al meglio. La fiducia non manca e spero che questa pandemia possa passare in fretta. Ci tocca restare a casa, ma se penso che molte persone stanno soffrendo, mi ritengo fortunata. Faccio il mio dovere da cittadina del mondo, resto a casa in attesa che ci restituiscano la libertà, il bene più prezioso che esista. Ho imparato da piccola ad essere autosufficiente e non voglio fermarmi ora o piangermi addosso, non l’ho mai fatto».

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Angela Procida non si è mai arresa: «La vita è una sola  e la devo vivere con gioia, nel rispetto di mio padre e mia sorella che non ci sono più e anche per mia madre Sandra che mi ha sempre aiutato nei momenti difficili».

Angela, iscritta al secondo anno di ingegneria biomedica alla Federico II, si mantiene in forma. Ovviamente le manca l’acqua, il suo elemento naturale:

«Fare allenamento a secco è tutta un’altra cosa. Cerco di non perdere elasticità. Se ripercorro quei momenti della conquista della qualificazione olimpica mi vengono i brividi: sensazioni uniche, grande felicità e gioia indescrivibile».

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