Continua a bruciare il Piemonte. Nella Val di Susa (dove sono state evacuate sessanta persone), nel Canavese, e nella Valle Sangone, sono stati trovati inneschi incendiari. Alcuni hanno funzionato e alcuni no. Il fumo acre, rende l’aria irrespirabile, e c’è paura pure per il Parco del Gran Paradiso, dopo che le fiamme hanno già devastato il parco regionale del Campo dei Fiori, e i boschi delle Alpi Orobie nei pressi di Sondrio. Una situazione difficile da gestire, anche perchè le ultime raffiche di vento, non stanno di certo, dando una mano.
Sembra di rivivere l’inferno vesuviano, quello che abbiamo assisitito tristemente l’ultima estate. Difficile dimenticare il sarcasmo italiota. Tutto racchiuso in quella vergognosa prima pagina di Libero dal titolo “Si bruciano da soli”, e le solite marachelle nordiche che già tutti conosciamo. Che dire. La ruota quando gira, è impietosa e non si ferma di fronte a niente. Ricordo pure il giusto disgusto (provammo lo stesso anche noi) quando trapelò la notizia che per gli incendi vesuviani si faceva uso di animali, quali gatti e cani randagi come innesco. Lo stesso sta capitando in Piemonte. Oddio la storia non è proprio la stessa, ma racconta di cacciatori che aspettano al varco gli animali che scappano stremati dalle fiamme, per poi ammazzarli. Insomma, fa schifo lo stesso, non c’è che dire. Ma sicuramente questi cacciatori si chiameranno Gennaro Esposito detto ‘à carogna’, e Ciruzzo ‘ò malomm’. Altrimenti non si spiega tanta atrocità. Vero?
Che sia chiaro, tutto ciò è di grande dispiacere, perchè sta andando in rovina un patrimonio paesaggistico del nostro paese dal valore inestimabile, così come per noi resta il nostro Vesuvio. Ma il tutto è per far capire che l’uomo, quello di sani principi, non può farci nulla di fronte a certi avvenimenti, o a certi sistemi. Che questo sia napoletano o piemontese. Sperando che il tutto possa risolversi per il meglio e quanto prima.