Il discorso di De Laurentiis ha affrontato temi importanti e attuali, da quello del razzismo all’efficacia del sistema educativo.
Il presidente del SSC Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha tenuto un discorso significativo durante il convegno sulla lotta al razzismo tenutosi questa mattina presso il centro congressi Jambo di Trentola Ducenta. Questo evento, incentrato sul tema “L’Italia è un Paese razzista?”, ha visto la partecipazione di figure illustri come Mimma D’Amico, Mamadou Kouassi, Juan Jesus e lo stesso De Laurentiis.
Nel suo intervento, De Laurentiis ha sottolineato il suo punto di vista riguardo alla questione del razzismo in Italia. Ha esordito ricordando il film “Green Book” e la sua rappresentazione del razzismo negli Stati Uniti degli anni ’60. Ha poi ribadito che l’Italia non è un paese razzista, ma ha riconosciuto la presenza di “alcuni focolai” di intolleranza verso la diversità, che può manifestarsi attraverso il colore della pelle, l’orientamento sessuale o la religione, spesso strumentalizzata dalla politica:
“L’Italia non è un paese razzista, anzi è un paese dell’accoglienza. Lo abbiamo visto in questi anni con tutti gli arrivi a Lampedusa. Nel libro Green Book è raccontata la storia di un pianista di colore che nel 1962 fa un tour in America accompagnato da un italoamericano bianco. E lì ha toccato con mano il razzismo vero che quel pianista, che per quanto apprezzato per la sua musica, comunque si trovava a vivere discriminazioni assurde. Questo americano capisce quanto sia razzista il suo paese. L’Italia è un paese in cui ci sono alcuni focolai in cui c’è l’intolleranza per quello che può essere diverso come il colore della pelle, l’omosessualità, la religione che viene strumentalizzata dai politici”.
Il presidente del Napoli ha affrontato anche il tema della lentezza nel prendere decisioni e nel risolvere i problemi nel nostro Paese. Ha sottolineato che l’intolleranza nasce da insoddisfazioni personali e ha citato l’episodio tra Juan Jesus e un altro giocatore come esempio di questo fenomeno:
“In questo paese si ribatte troppo, non è il paese del fare, perché se diventasse il paese del fare diventerebbe troppo destrorsa. Si dilata nel tempo soluzioni che sarebbero semplici da risolvere. L’intolleranza nasce da insoddisfazioni personali. L’episodio avvenuto tra Juan Jesus e un altro giocatore nasce da frustrazioni personali”.
De Laurentiis ha criticato il sistema educativo e il crescente fenomeno del bullismo, attribuendolo a una mancanza di adeguata tutela e formazione da parte delle famiglie e delle istituzioni scolastiche.
“E’ il sistema che è sbagliato, non è un caso che a 30 anni dalla morte di Borsellino e Falcone si è parlato di doppio stato in Italia. I bambini non hanno nulla di razzismo, ma man mano che si cresce cambia qualcosa, guardate il fenomeno del bullismo in aumento. C’è un problema di educazione, le famiglie sempre più impegnate nel lavoro non riescono a tutelare pienamente la crescita dei propri pargoli. La scuola non basta, forse ci sono professori non adeguati. I problemi sono molteplici, bisogna trovare le soluzioni per smettere di criticare”.
Il futuro del Napoli, Antonio Conte in arrivo? La chiusura di De Laurentiis
Infine, senza fare nomi ma riferendosi chiaramente a Antonio Conte, il presidente ha parlato dei prossimi passi del club, sottolineando l’importanza di un approccio equo e razionale nei confronti del nuovo allenatore. Ha dichiarato che i prossimi dieci giorni saranno cruciali dopo un’attenta valutazione, sottolineando che ciò che conta non è il parteggiamento, ma la giustizia nel ragionamento.
“Non è che non glielo dico, non glielo posso dire perché i prossimi dieci giorni saranno decisivi dopo aver fatto tutte le opportune, necessarie valutazioni. Non deve vincere il tifo ma l’equità del ragionamento”.