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Nel suo editoriale pubblicato sul Corriere dello Sport, Mimmo Carratelli descrive un giovedì grigio e piovoso a Castel Volturno, una giornata che sembrava preludere a un nuovo terremoto e che invece ha riportato soltanto normalità. Come racconta Carratelli sul Corriere dello Sport, l’attesa era carica di sospetti, di previsioni catastrofiche e di malcelate speranze di vedere esplodere il caso Napoli.
Di fronte al Training Center, osserva ancora Mimmo Carratelli sul Corriere dello Sport, c’era chi aspettava uno scontro, una frattura definitiva, una parola di troppo. Si sperava nel colpo di scena: Conte che sbotta, la squadra che si sfalda, l’ennesimo elemento utile alla narrazione di un Napoli in crisi. E invece, nulla. Solo la normalità del lavoro che riprende, del gruppo che si ricompatta, della tempesta che scivola via senza tuoni né lampi.
Carratelli, nel suo intervento sul Corriere dello Sport, ricorda come negli ultimi sette giorni fossero proliferati retroscena, pregiudizi, veleni costruiti a tavolino: si auspicavano rotture, dimissioni, addirittura un esonero immaginato. Un clima di attesa tossica alimentato da un calcio che vive di chiacchiere più che di contenuti, tra “sgub”, simpatie pilotate e ostilità preconfezionate. Le qualificazioni mondiali, osserva l’autore, hanno solo amplificato la distanza tra la realtà del campo e il chiacchiericcio di contorno.
Il rapporto tra Conte e il Napoli, nota Mimmo Carratelli per il Corriere dello Sport, è un terreno scivoloso per chi ama le polemiche: un allenatore scomodo, diretto, ossessionato dalla vittoria, un comunicatore spesso ruvido ma autentico, che paga la sincerità più dei risultati. Frasi come «non siamo più squadra» o espressioni dialettali sono state trasformate in scandali, in processi mediatici, in casi nazionali. Un tempo, osserva Carratelli, sfoghi simili erano all’ordine del giorno: da Rocco a Herrera, da Mazzone a Sacchi, fino a Lippi.
Il nodo, conclude l’editorialista, è che Conte va bene solo quando vince. Quando non vince, diventa bersaglio perfetto: il suo carattere spigoloso, il suo rifiuto della superficialità e la sua insofferenza alla sconfitta diventano colpe imperdonabili. Ma è questo Conte: limite e forza insieme. Un uomo che non sopporta perdere e che proprio per questo resta, nel bene e nel male, un protagonista assoluto.