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Aperturedestra

Conte e il Napoli della Grande Fatica: uno scudetto impossibile che diventa realtà

Là dove finisce l’Italia, tra le correnti incerte del Sud-Est e il respiro salmastro dei due mari, nella Lecce che fischia il proprio allenatore e accoglie il Napoli con rassegnazione e stupore, si consuma forse il primo atto dell’apoteosi azzurra. La squadra di Antonio Conte, come racconta Antonio Corbo su Repubblica Napoli, tocca con mano il suo quarto scudetto. Lo sfiora, lo provoca, lo indirizza all’Inter come un messaggio beffardo: “Noi abbiamo vinto. E tu?”

Con la tredicesima vittoria per 1-0 – cifra tecnica e narrativa di questo Napoli operaio e visionario – si scrive un capitolo diverso da quelli della leggenda maradoniana. Dopo la gloria spettacolare della stagione 2022-2023, il Napoli riparte dalle macerie del post-scudetto, e trova in Conte la sua nuova grammatica: fatica, rigore, urgenza, risalita.

La partita contro il Lecce è la fotografia del metodo: resistenza e muscoli, sofferenza e cambi mirati. Raspadori inventa su punizione, Politano si consuma in una maratona tattica, Lukaku si trascina con dignità e senso del limite, mentre gli ingressi di Simeone e Ngonge restituiscono ossigeno e spirito. Il Napoli è esausto, ma vivo. Spremuto, ma lucido. È il Napoli della “Grande Fatica”, come lo definisce Corbo.

In 35 partite, 77 punti: il dogma Conte funziona. Eppure, lo stesso tecnico sa che la bellezza di questo Napoli è imperfetta, quasi irripetibile. L’allenatore salentino non si lascia andare alla celebrazione, perché il suo sguardo è già oltre. Un ciclo si apre, ma bisogna decidere se e come dargli continuità. La tenuta fisica straordinaria del girone d’andata ha lasciato il posto a una gestione crepuscolare ma tenace. E adesso si impone una scelta fondamentale: un bomber vero, o meglio due, per consolidare l’identità offensiva. Lo scudetto con 77 gol di cui 12 di McTominay e 11 di Lukaku – rispetto ai 38 firmati da Osimhen e Kvaratskhelia nel 2022-23 – rappresenta un segnale di coraggio progettuale, ma anche un limite numerico da risolvere.

Conte ha firmato un prodigio, afferma Corbo. Ma quanto dura un sogno fondato sulla resilienza estrema? Lecce-Napoli racchiude questa contraddizione: 50 punti di differenza, eppure una partita accesa, rischiosa, gestita sul filo. È lì che Conte mostra la sua cifra: urla e silenzi, strappi e pause, conquiste a suon di dettagli. Se il Napoli dovesse davvero chiudere al primo posto il 25 maggio 2025, sarebbe uno scudetto impossibile, figlio non dell’estro, ma del coraggio e della fatica. E sì, forse a quel punto, come suggerisce lo stesso Corbo, una piazza ad Antonio Conte si potrebbe davvero intitolare.

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redazione