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Il mistero di Antignano

Non si tratta di un giallo, ma di una famosa processione vomerese che, con tale denominazione religiosa, si celebra da secoli a Pasqua, alla quale in passato accorreva anche gente da altre zone della città.

Si tratta di una festa antichissima: uno scritto del 1844 la fa risalire ai tempi di Carlo d’Angiò, ma ne esiste documentazione certa solo dalla metà del Settecento.

La Festa

Durante la festa si rappresenta l’incontro fra la Madonna e Gesù risorto.
I protagonisti: Gesù risorto, la Madonna, la Maddalena, l’apostolo Giovanni  sono raffigurati da statue di legno e cartapesta del Sei-Settecento, portate a spalla da due cortei. Queste statue sono conservate nella chiesa della congrega del Rosario (complesso di Santa Maria della Libera).  A Pasqua, di buon mattino, dalla congrega del Rosario parte un corteo che velocemente porta la statua di Gesù nella Chiesa della congrega del Soccorso all’Arenella, percorrendo l’antica via che congiunge il Vomero Vecchio con Antignano.

Da qui la statua, dopo una cerimonia nella chiesa dell’Arenella, viene nascosta in un vicoletto vicino Antignano. Nel frattempo dalla congrega del Rosario parte un secondo corteo che porta le statue degli altri tre personaggi sacri. La Madonna è avvolta in un lungo velo nero.
Arrivati ad Antignano, Giovanni e la Maddalena su invito della Madonna compiono vari tentativi di trovare Gesù risorto. Alla fine il corteo con Gesù risorto irrompe festoso in largo Antignano: nell’incontro con il Figlio il velo nero della Madonna cade, sostituito da una veste bianca, e libera uccelli in volo. A questo punto esplode l’entusiasmo fragoroso di tutti i presenti, corredato di spari. I due cortei si fondono e festosi percorrono, con tutte e quattro le statue, le principali vie del Vomero. La festa in passato era malvista da più parti per gli aspetti più popolari e perciò ricchi d’intemperanza.

L’Ottocento 

Resoconti dell’Ottocento la presentano come una chiassosa kermesse popolare inscenata con un pretesto religioso, ma con scopo finale mangereccio, come testimoniava la presenza di molti chianchiere (macellai, n.d.r.) ecrapettare (caprettai, n.d.r.).
L’entusiasmo realmente degenerava. Interessante la notazione di un forestiero, non avvezzo alla tolleranza nostrana verso la trasgressione, anche allora generalizzata e abituale. Vedendo «alcuni cacciatori sparare contro gli uccelli che svolazzavano, sebbene ciò fosse interdetto dalla polizia», si meraviglia grandemente che i cacciatori facessero impunemente qualcosa «interdetto dalla polizia». Nel 1873 il Delegato di Pubblica Sicurezza del Villaggio Vomero chiedeva al questore di vietare la manifestazione per timore di turbamento dell’ordine pubblico. Tuttavia la festa la ritroviamo ancora nei decenni successivi.

Il Novecento

Nel Novecento la manifestazione era criticata come residuo di usanze da dimenticare. L’affievolirsi generalizzato della sensibilità per le tradizioni popolari fece scomparire la processione nel 1967, poi tornata nel 1993, ma in forme meno turbolente di quelle sopra descritte.

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fonte: Antonio La gala-Napoli storie on the road-Kairós Edizioni

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