Ciro, la lezione di civiltà del San Paolo

Lezione di civiltà sugli spalti solo dopo l’eliminazione diluvio di fischi dal San Paolo

IL MATTINO

La mamma di Ciro, Antonella Leardi, era stata come sempre chiara e dolce nel suo appello: «Lasciate stare, non pensate a rispondere. Non reagite». E così è stato. Un’incredibile risposta ai barbari del calcio, a quei «fucking idiots» con cui il presidente della Roma ha marchiato gli ultrà giallorossi che hanno oltraggiato mamma Antonella e il suo ragazzo ucciso.

Ieri al San Paolo nessuno stendardo, nessuna scritta che potesse dare una risposta a quegli insulti infami. E non c’entrano i
controlli serrati della Digos all’ingresso delle due curve: gli ultrà sanno come far entrare, se vogliono, gli striscioni. E neppure un coro contro, neanche per
pochi secondi.

Dentro, in uno scenario da tutto esaurito, la semifinale di Coppa Italia fila via senza striscioni di vendetta, senza risposte alle provocazioni degli ultrà
giallorossi, senza un cenno a quello che ès uccesso a Roma pochi giorni fa e che ha provocato l’indignazione persino della Cnn.

Bene,era ora. Basta coi striscioni sull’Heysel, su Superga, contro Raciti e tutto il resto. Adesso comincia la fine delle scuse, delle pavidità e della tolleranza .E il pubblico di Napoli sembra averlo capito.

Con il silenzio. Con l’indifferenza. Rispettando nella maniera migliore la volontà della mamma di Ciro Esposito.

Non accade nulla. Se non a fine partita, coni 46mila del San Paolo che inondano di fischi la squadra appena eliminata dalla Coppa Italia, un diluvio di fischi
che esprime una delusione che va al di là della prestazione contro la Lazio ma ormai è il sintomo di una insoddisfazione profonda per gli ultimi risultati degli
azzurri.

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