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Lo sapevi che Napoli

Chiaia, il 15enne confessa: «Avevo il coltello per difendermi». Carcere minorile per quattro ragazzi

NAPOLI – Ha ammesso di aver accoltellato Bruno Petrone, il calciatore diciottenne ferito gravemente nella notte tra i baretti di Chiaia, ma ha provato a giustificare il gesto parlando di autodifesa. Il quindicenne ritenuto il principale responsabile dell’aggressione ha raccontato al gip di aver acquistato il coltello «nel caso mi fosse servito per difendermi», sostenendo di aver avuto uno scontro con la vittima una settimana prima e di averne avuto la peggio.

Il ragazzo, come gli altri tre coetanei coinvolti, è stato interrogato ieri dal gip Anita Polito. Tutti hanno respinto la ricostruzione della Procura per i minorenni, che ipotizza una spedizione punitiva organizzata con l’obiettivo di uccidere il giovane calciatore. Al termine dell’udienza, dopo una lunga camera di consiglio, il giudice ha disposto per tutti la custodia cautelare in un istituto penale minorile, accogliendo la richiesta della Procura. L’accusa è di tentato omicidio volontario, con l’aggravante della premeditazione contestata al quindicenne.

Davanti al giudice, il principale indagato ha ribadito di non aver avuto l’intenzione di uccidere Petrone: «Non ero nemmeno sicuro che le coltellate lo avessero colpito. Mi dispiace per quello che è successo». I suoi amici hanno sostenuto di essere intervenuti per aiutarlo. In particolare, uno dei ragazzi di 17 anni ha dichiarato di non aver colpito la vittima, ma di aver sferrato alcuni pugni a un amico di Petrone che si sarebbe avvicinato con una bottiglia di vetro in mano.

I difensori hanno sottolineato come nessuno dei quattro abbia precedenti penali, che due frequentano ancora la scuola e due lavorano, e che non vi sarebbe alcun collegamento con baby gang o contesti familiari degradati. Elementi che tuttavia non sono bastati a evitare la misura cautelare più severa, ritenuta necessaria dal gip in considerazione della gravità dei fatti.

Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura per i minorenni, proseguono ora per chiarire anche quanto sarebbe accaduto una settimana prima dell’aggressione. Il quindicenne ha riferito di essere stato picchiato da Petrone e di aver visto una pistola, circostanza al momento priva di riscontri. Anzi, uno dei coindagati ha dichiarato di ritenere la vittima «un bravo ragazzo, non il tipo da girare armato».

Secondo la ricostruzione investigativa, l’aggressione si sarebbe consumata in più fasi: il quindicenne avrebbe colpito Petrone prima con una chiave inglese alla testa e poi con un coltello alla milza e al fianco sinistro, arma successivamente recuperata in un tombino. Due sedicenni avrebbero contribuito immobilizzando la vittima e colpendola con pugni. La posizione del quarto ragazzo resta invece più marginale e ancora al vaglio degli inquirenti.

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redazione